Fonte www.personecondisabilita.it - “La cosa che più mi ha colpito, è la normalità con cui i ragazzi e le ragazze si relazionano con i loro compagni di classe con disabilità”. Nei giorni scorsi, una delegazione di 19 docenti giapponesi (di cui 17 provenienti da scuole speciali) ha visitato diversi istituti scolastici cittadini, dalle medie alle superiori. Obiettivo della delegazione giapponese è quello di studiare un'eccellenza italiana troppo spesso sottovalutata e misconosciuta: il diritto alla frequenza scolastica nelle classi ordinarie per tutti gli alunni e studenti con disabilità.
Niente più seprazione, niente più classi differenziali. Un diritto acquisito da quasi quarant'anni, spesso minacciato da tagli di risorse, ma che nella quasi totalità del mondo resta un modello da imitare.
Durante la mattinata trascorsa all'Istituto “Paolo Frisi”, i delegati giapponesi hanno potuto osservare come funziona la didattica dell'inclusione. Sia all'interno delle classi, sia durante i laboratori di giocoleria e psicomotricità che la scuola organizza regolarmente. “Abbiamo un'ottantina di ragazzi con disabilità certificata su un totale di 1.200 studenti - spiega il dirigente Luca Azzollini -. Il nostro punto di forza sta nella personalizzazione dei programmi di insegnamento, nella costruzione di percorsi individualizzati in base alle potenzialità del singolo alunno. E vorremmo che i delegati giapponesi portino a casa l'idea che fare inclusione è possibile”.
“L'Ialia ha un modello all'avanguardia nell'inclusione degli studenti con disabilità. Per questo siamo venuti qui”, ha spiegato il capo delegazione Kikurou Hanaghiri, dell’Ufficio scolastico Kitakyushu, Dipartimento scolastico della prefettura di Fukuoka. Il modello scolastico giapponese – oggi – prevede sia le scuole speciali, sia le classi differenziali all'interno degli istituti. Sia forme di inclusione all'interno delle classi comuni per gli alunni con disabilità lievi e facili da gestire. Una situazione che cambierà a partire dall'aprile 2016. Il Governo di Tokio, infatti, nel 2014 ha sottoscritto la Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità e parallelamente ha avviato un percorso legislativo e formativo (rivolto ai docenti) per costruire un sistema didattico inclusivo. Quello che ha maggiormente colpito i docenti giapponesi è la “normalità” con cui nelle classi viene gestita la presenza di alunni con disabilità.
“In Giappone, in una scuola superiore, questo sarebbe impossibile”, commenta in insegnante che lavora in una scuola speciale. La sfida che attende questi docenti al loro ritorno in patria è impegnativa: da un lato superare le resistenze di tanti colleghi che – in larga parte – pensano sia impossibile mettere in pratica l'inclusione. “Soprattutto per quei ragazzi che hanno gravi disabilità, è che sono difficili da gestire perché hanno scatti improvvisi o sono violenti”, spiegano.
1 dicembre 2015