disabili.com - L'Invalsi indica in una nota apposita le disposizioni circa la somministrazione delle prove ad alunni con BES, suddividendo gli allievi in distinte categorie
Si stanno svolgendo in questi giorni le consuete prove annuali dell'invalsi, somministrate ad alunni di scuola primaria e secondaria. Nello specifico, il 4 maggio si è svolta la prova di Italiano nelle classi II e V di Scuola Primaria, mentre per oggi è prevista quella di Matematica per le medesime classi; il 12 maggio, invece, sono previste entrambe le prove per la II classe di Scuola Secondaria di Secondo grado. In giugno, poi, si svolgeranno le prove interne agli esami di stato.
Anche quest'anno l'Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di Istruzione e di Formazione (INVALSI) ha pubblicato una nota sullo svolgimento delle prove per gli allievi con Bisogni Educativi Speciali (BES), riferita alle prove previste per il mese di maggio. In essa, per quanto attiene alle prove previste nell'ambito dell'Esame di Stato, si rinvia alla normativa vigente.
Nella nota si sottolinea che le prove non sono finalizzate alla valutazione individuale degli alunni, ma al monitoraggio dei livelli di apprendimento conseguiti dal sistema scolastico, al fine di trovare le soluzioni più idonee per garantire la più larga inclusione possibile di tutti gli allievi. In particolare si evidenzia che le esigenze degli allievi con particolari bisogni educativi sono molteplici e difficilmente individuabili a priori in modo completo ed esaustivo. Da ciò discende che la valutazione del singolo caso può essere effettuata in modo soddisfacente solo dal Dirigente scolastico che conosce esattamente la situazione del singolo studente e, pertanto, può adottare tutte le misure idonee per rispondere alle necessità di ogni allievo. E' certamente più probabile che siano i docenti a conoscere "esattamente la situazione del singolo studente" e però riteniamo che la nota voglia riassumere nella figura del dirigente le conoscenze appropriate che la scuola deve avere dei propri alunni. Nondimeno, auspichiamo la piena collaborazione tra docenti e dirigenti nell'individuazione delle modalità adeguate alla somministrazione delle prove ad alunni con BES.
Nello specifico, in ogni caso, la nota prevede quanto segue.
- Per gli alunni con disabilità certificata ai sensi dell'art. 3 (commi 1 e 3) della legge 104/92, sono previste diverse possibilità: in caso di disabilità intellettiva è la scuola a decidere se somministrare la prova o meno e i risultati non saranno inclusi nei dati di classe e di scuola. Sono previsti tempi più lunghi e strumenti tecnologici adeguati; in caso di disabilità sensoriale e motoria le prove saranno somministrate con il supporto di strumenti di mediazione adeguati e i risultati saranno inseriti nei dati della classe e della scuola; in caso di altro tipo di disabilità è la scuola a decidere se somministrare le prove o meno e i risultati non saranno inseriti nei dati di classe e di scuola.
- Per gli alunni con Disturbi Evolutivi Specifici, invece, possono darsi due situazioni: alunni con Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA), certificati ai sensi della L. 170/10, per i quali è la scuola a decidere se somministrare la prova o meno. In questo caso sono previsti gli strumenti compensativi e le misure dispensative previste dalla norma e l'inserimento dei risultati nei dati di classe e di scuola; alunni con altre diagnosi, ad esempio ADHD, borderline
cognitivi o altri disturbi, per i quali è prevista, con opportuni strumenti compensativi e misure dispensative, la somministrazione delle prove e l'inserimento dei dati nelle prove di classe e di scuola.
- Per gli alunni con Svantaggio socio-economico, linguistico e culturale, infine, è prevista la somministrazione delle prove e l'inserimento dei risultati nei dati di classe e di scuola. Non è previsto, invece, in questo caso, il ricorso a strumenti compensativi ed a misure dispensative.
La tripartizione segue quella indicata dalla Direttiva del 27/12/12, che individua tre sottocategorie di alunni con BES. Certamente ne rispetta i bisogni educativi ed indica le modalità di intervento. Non possiamo non chiederci, però, se la crescente classificazione, lungi dal consentire inclusione, non determini invece nel tempo etichettature importanti e di fatto stigmatizzanti.
06 maggio 2016