Grandissima la partecipazione all'iniziativa congiunta Fish
e Fand in occasione del 3 dicembre, giornata internazionale delle persone con
disabilità, che ha visto un Teatro Valle di Roma stracolmo di persone per
chiedere con forza un cambio di rotta di questo governo sulle politiche che ci
riguardano. A rafforzare le fila della mobilitazione ci sono state ben oltre 230
presenze delle varie Anffas locali tra persone con disabilità intellettiva e/o
relazionale, le loro famiglie e le associazioni del territorio ai quali ci
sentiamo di esprimere un sincero ringraziamento per lo sforzo e l'entusiasmo con
il quale hanno presenziato alla manifestazione. A fronte della perseverante
assenza e silenzio del Governo, lo spirito unitario dimostrato in questa
occasione è certamente per noi tutti uno stimolo per lavorare di più e sempre
meglio per la promozione e la tutela dei diritti delle persone con disabilità.
Riportiamo di seguito alcuni articoli di commento e di riflessioni sulla
giornata.
I nostri diritti umani vengono violati ogni
giorno: è ora di gridarlo forte a tutti!
Sono le parole di Giampiero
Griffo, a commento dell'iniziativa promossa congiuntamente a Roma, per la
Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, dalle Federazioni FISH e
FAND. Gremito oltre ogni aspettativa il Teatro Valle, da persone con disabilità
e loro familiari provenienti da tutta Italia, tanti anche i parlamentari, ma
praticamente assente il Governo. E tuttavia sembra crescere una nuova voglia di
reagire e di uscire allo scoperto - anche in piazza e sugli organi
d'informazione - dopo un lungo periodo all'insegna dell'ascolto mancato e
dell'attenzione inesistente. E in parallelo bisogna lavorare sodo per realizzare
quella trasformazione culturale dell'immagine stessa che si continua ad avere
delle persone con disabilità, insistendo su quei concetti che attraversano ad
esempio tutta la Convenzione ONU: non più "malati" e "sventurati", ma Cittadini
a pieno titolo con pari diritti e pari opportunità
Un Teatro Valle stipato
all'inverosimile ha ospitato a Roma l'iniziativa congiunta promossa dalla FISH
(Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap) e dalla FAND
(Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili), in occasione della
Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità.
Una partecipazione di
persone con disabilità e di loro familiari provenienti da tutta Italia che è
andata davvero ben oltre le aspettative, e non c'è retorica in questa
affermazione. Anzi. La grande risposta - ovviamente positiva - è arrivata
infatti a creare anche dei problemi dal punto di vista delle misure di
sicurezza, messe oggettivamente a dura prova da una così vasta affluenza e
ponendo in alcuni momenti degli ostacoli alle stesse persone intenzionate a
partecipare all'evento.
Degno riscontro all'inedito colpo d'occhio fornito
dai manifesti dell'incontro che hanno tappezzato la città è stato lo scenario
offerto dall'interno del Teatro, le cui balconate - oltre che di folla - sono
state costantemente gremite di striscioni e bandiere delle tante realtà che
animano le due Federazioni promotrici di questa iniziativa.
Nel corso dell'incontro sono state rilanciate e discusse le
proposte contenute in un documento programmatico condiviso dalla FISH e dalla
FAND (che è possibile consultare in versione integrale cliccando qui). Una
piattaforma «importante perché va oltre la richiesta specifica, ma è una
proposta di sistema del welfare ed è quindi fondamentale», come l'ha definita
Fulvio Santagostini, presidente della LEDHA di Milano (Lega per i Diritti delle
Persone con Disabilità). «Il problema - ha aggiunto lo stesso Santagostini - è
che dall'altra parte non si trova un interlocutore», alludendo ovviamente ai
rappresentanti del Governo.
Molti infatti sono stati i parlamentari che
hanno scelto di partecipare a questo incontro, moderato da Carlo Romeo,
direttore del Segretariato Sociale della RAI e da Giovanni Anversa, giornalista
da sempre attento ai temi del sociale e della disabilità. Ma nonostante i
messaggi inviati dal sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio
Gianni Letta, dal presidente del Senato Renato Schifani e dal ministro per la
Pubblica Amministrazione e l'Innovazione Renato Brunetta, la percezione generale
dei partecipanti è stata quella di una pesante assenza del Governo.
L'importanza di questo confronto con le Istituzioni è stato del resto un punto ben evidenziato in apertura del suo intervento dal presidente della FISH Pietro Barbieri, che ha affermato: «Non siamo qui semplicemente a celebrare il 3 dicembre, ma le organizzazioni delle persone con disabilità sono qui insieme perché i problemi delle persone con disabilità e dei loro familiari non possono più attendere e siamo qui, quindi, per chiamare il Governo alle proprie responsabilità».
Barbieri ha poi illustrato i dieci punti del citato documento
programmatico, soffermandosi in particolare sull'importanza del sostegno alle
famiglie che abbiano al loro interno persone con disabilità gravi. «Chiediamo
innanzitutto - ha dichiarato - che ci sia un rafforzamento reale dei servizi sul
territorio e che essi vengano finanziati. L'opportunità dev'essere quella di
avere una combinazione di interventi, fondati su servizi, interventi economici e
sgravi fiscali. Che tutto questo, inoltre, venga riordinato e sostenuto in
maniera forte e importante».
«Un altro elemento significativo - ha aggiunto
- è che in alcune Regioni in cui sono previsti i cosiddetti "piani di rientro",
si continuano ad operare "tagli orizzontali" sulle persone con disabilità; in
Campania e Abruzzo, ad esempio, sono stati posti dei ticket sulla riabilitazione
e questo è intollerabile. Un diritto fondamentale come quello alla
riabilitazione viene così trasformato in una "tassa in più", in un momento
sociale difficile».
Con particolare incisività Barbieri ha chiesto quindi una vera
opportunità di accesso ai mezzi di comunicazione da parte delle persone sorde e
non vedenti e che da questo punto di vista vengano date garanzie del
miglioramento della quantità e della qualità dei programmi resi accessibili,
prima di tutto nel servizio pubblico: «Paghiamo il canone anche noi!», è stata
la sua condivisibile conclusione.
Alcuni commenti - al termine degli
interventi che hanno animato l'iniziativa di Roma - li abbiamo chiesti questa
volta a due illustri esponenti del movimento per i diritti delle persone con
disabilità italiano, vale a dire Nunzia Coppedé e Giampiero Griffo, che hanno
vissuto questa esperienza da sotto il palco e le cui considerazioni proponiamo
all'attenzione dei lettori di Superando.
Nunzia Coppedé, presidente della FISH Calabria, che impressioni
ha riportato al termine di questa iniziativa?
«Ho avuto un'impressione molto
positiva di questa giornata, soprattutto per il fatto che si è verificata una
grande partecipazione. Ma anche perché è emersa la voglia di far cessare questo
periodo di non ascolto e di non attenzione.
Ho valutato inoltre
positivamente questo momento di unitarietà, perché in fondo molte delle cose che
vogliamo le vogliamo tutti, ed è giusto ritrovarsi insieme per rivendicarle».
Si può parlare di assenza del Governo a questa Giornata?
«L'assenza del
Governo c'è stata indubbiamente. Sono intervenuti comunque molti parlamentari,
ma certo la mancanza del Governo è stata pesante. Spero che i rappresentanti
dell'Esecutivo vengano a sapere che qui c'è stata una partecipazione
significativa, e anche con una grande voglia di reagire e non certo di
sottostare a quell'isolamento che ci stanno proponendo ogni giorno, con tutti i
tagli che vanno proprio a ricadere sul sociale, rendendo sempre più difficoltosa
la vita delle persone».
Effettivamente, riguardo alla partecipazione, il Teatro era al
completo.
«Non mi aspettavo tutta questa gente ed è stata una cosa molto
bella; devo dire la verità che già alla Conferenza Nazionale di Torino a inizio
ottobre si era vista una grossa presenza delle persone con disabilità e dei
familiari di persone con disabilità, e più in generale del mondo associativo,
che nemmeno allora ci si aspettava».
A cosa crede possa essere dovuto?
«Secondo me la gente
comincia ad essere stufa, forse ritorniamo a riprendere un po' di carica e a
reagire, perché c'è stato un periodo in cui sembravamo quasi rassegnati. C'era
aria di rassegnazione e ora invece si sta vedendo un certo movimento che è di
buon auspicio perché, ripeto, forse la gente comincia a stancarsi e a voler
reagire».
Giampiero Griffo è componente del Consiglio Mondiale di DPI
(Disabled Peopoles' International).
«Oggi c'è stata effettivamente una
grande partecipazione e buone parole d'ordine unitarie, ma secondo me la
questione di base è che al livello di scontro attuale credo occorra scendere in
piazza, essere più forti nella critica, nell'alzare la voce. Certo, questa non è
stata solo una celebrazione, ma bisogna uscire allo scoperto ove il nostro
Governo lo teme di più, uscire cioè sui giornali!
Alla Conferenza Nazionale di Torino mi aveva colpito molto che il Governo avesse scelto di non schierarsi da nessuna parte. Vuol dire dunque che i disabili creano problemi, oppure che le persone con disabilità non esistono proprio! Dal mio punto di vista dobbiamo innalzare il livello, considerando senz'altro come farlo, ma dobbiamo uscire all'esterno».
La situazione che tratteggia è che è stata illustrata anche nel
corso degli interventi appare estremamente critica...
«Oggi siamo a un
livello in cui si sta arretrando. Diceva Siddharta dei "due passi avanti e uno
indietro", mentre noi rischiamo di fare un passo avanti e dieci indietro! E del
resto, se uno ti dà le botte in testa, tu non puoi star lì a fare il gentiluomo.
Oggi non è questione di fioretto, è questione di sciabola, e quindi dobbiamo
sapere che sì, si è vista una forza unitaria e questa è una grande novità - cioè
il fatto di riuscire a mettersi insieme tra le varie Associazioni e Federazioni,
anche con tutte le criticità che esistono - e tuttavia è pure vero che dobbiamo
uscire all'esterno, costruire un percorso attraverso il quale dare visibilità
alle nostre tematiche.
Sono convinto che situazioni come ad esempio quella
del Ponte di Calatrava a Venezia, "nato inaccessibile", così come altre
centinaia di occasioni, debbano diventare simboliche per dire che qui si violano
giorno dopo i giorno i nostri diritti umani. E questa è una cosa nuova che non
dice nessuno, che i giornali non riportano. Anche noi, del resto, siamo un po'
"timidi" su questo e invece dobbiamo rilanciare, dire che i nostri diritti umani
sono violati tutti i giorni e dobbiamo costruire degli eventi significativi in
grado di riportare questo messaggio, per far capire come sia cambiato il livello
culturale».
Importante quindi, come è emerso per altri versi durante
l'incontro, è il ruolo della comunicazione...
«La nostra abilità per
coinvolgere gli organi d'informazione dovrà essere quella di costruire degli
eventi e nello stesso tempo dare ad essi quella forza evocativa in grado di far
cambiare la percezione. Se noi oggi parliamo di diritti umani non siamo più gli
"sventurati", i "malati" o i "poverini", siamo qualche altra cosa. Nello stesso
tempo ci sono molte parole d'ordine che andrebbero usate. La prima è certamente
quella di dire: «Ma scusate, se oggi le Nazioni Unite affermano che noi siamo
parte della società, perché continuate ad escluderci?».
L'impegno del
movimento delle persone con disabilità dovrebbe essere capace di fornire questi
slanci, non solo di costruire piattaforme di confronto, ma anche di riuscire a
realizzare questa trasformazione culturale dell'immagine che si ha di noi».
(Giuliano Giovinazzo)
Fonte: superando
Ma serve a qualcosa il 3 dicembre? La
provocazione di Disabili.com
Sedia a ruote e stampelle di cioccolato,
come il panettone a Natale: è la provocazione lanciata da un navigatore del
portale Disabili.com in risposta alla Giornata internazionale per i diritti
delle persone con disabilità. "Il 3 dicembre per un disabile su tre serve solo a
lavarsi la coscienza". Aperto il dibattito. Non solo online sul senso del 3
dicembre
"Il 3 dicembre per un disabile su tre serve solo a lavarsi la
coscienza": sono i dati emersi dal sondaggio lanciato online dal portale
Disabili.com. È aperto il dibattito sul senso della Giornata internazionale
dedicata ai diritti delle persone con disabilità e le provocazioni sono tante.
Online, ma anche nella realtà. Alle dichirazioni scritte di qualche navigante -
"Sedia a ruote e stampelle di cioccolato, come il panettone a Natale" - si
aggiungono anche autorevoli voci del mondo dell'associazionismo per cui, va bene
la visibilità, ma ci sia anche concretezza.
"Sono due giornate vicine: il 1
dicembre è dedicato alla lotta nel mondo contro l'Aids, il 3 è la Giornata
internazionale delle persone con disabilità. Due temi trasversali, due
problematiche - scrivono dalla redazione di Disabili.com - troppo importanti per
essere relegate a una sola giornata, perché così come di Aids si continua a
morire anche nei giorni in cui il mondo non ne parla, si è o si diventa disabili
oggi, domani o l'anno prossimo, ma la situazione diventa permanente, e i
problemi quotidiani"
Partendo da questa riflessione, dunque, il portale
Disabili.com, - "riferimento" dicono dalla redazione "dei disabili italiani da
10 anni con un milione di pagine viste al mese, 8.500 iscritti al forum e oltre
2mila fan su Facebook" - si è chiesto e ha chiesto ai propri navigatori, ed
anche ad alcune persone che di disabilità si occupano o che la disabilità
conoscono bene, se ha senso, ed eventualmente quale sia, celebrare il 3
dicembre. Anzitutto attraverso un sondaggio, dal quale emerge che per un terzo
dei disabili italiani "serve solo a lavarsi la coscienza"; speculare la
percentuale (15%) di chi pensa che sia "un giorno importante" e dei disillusi,
convinti che "tanto non cambia nulla". Un navigatore su 5 infine si domanda a
chi importi cosa succede ad esempio il 2, o il 4 dicembre.
"Opinioni
contrapposte anche nel forum di discussione aperto dalla redazione, dove -
scrivono i promotori - se per qualcuno non ci sono motivi per festeggiare, visti
i tagli al sociale, gli ausili negati e le barriere sparse ovunque nel Paese,
per altri visto che ‘Siamo pieni di giornate di qualcosa, ci sta anche questa,
per sottolineare però che esistiamo anche durante il resto dell'anno'. Ironico e
provocatorio - proseguono - un navigatore, che lancia l'idea di inventare
prodotti di cioccolato a forma di carrozzina o di stampella, da vendere in
questa giornata".
Pietro Vittorio Barbieri, presidente della Fish
(Federazione italiana per il superamento dell'handicap), ha dichiarato che la
sua associazione "ha sempre creduto che la Giornata internazionale possa essere
un preziosa occasione di visibilità, da vivere però all'insegna della
concretezza". Marina Cometto, madre di una ragazza disabile e fondatrice
dell'associazione ‘Claudia Bottigelli' ha denunciato al contrario che "già tutto
il denaro impiegato in questa retorica celebrazione poteva essere usato per
limitare le difficoltà di tanti, ma per arrivarci serve il coraggio che in pochi
hanno". Una rincarata alla dose l'ha infine data Davide Cervellin, già
presidente della Commissione handicap di Confindustria. "È la solita foglia di
fico - ha dichiarato -che serve a nascondere con proclami, celebrazioni e le
solite chiacchiere il poco o il nulla che si fa". (eb)
Fonte: superabile
3 dicembre, più lotta che festa
di
Franco Bomprezzi
La domanda che mi sorge spontanea è: ma prima della
crisi le persone con disabilità in Italia vivevano nel migliore dei mondi
possibili? Avevano cioè pieno accesso al lavoro, all'istruzione, ai servizi
domiciliari, a progetti di vita indipendente, agli ausili tecnologicamente
avanzati, al tempo libero in strutture accessibili a tutti, e così via?
La
risposta, ovvia, è no. Prima della Crisi si stava faticosamente costruendo una
serie di piccole certezze normative, a livello nazionale ma anche a livello
regionale, partendo dall'esplosione dei principi contenuti nella gloriosa legge
quadro n. 104 del 1992. Per numerosi anni, attraversando i cambi di governo
nazionale e regionale, le associazioni delle persone con disabilità e gli
esperti dei singoli temi hanno svolto un assiduo lavoro sui contenuti di riforma
e di ammodernamento del Paese. Piccoli passi, uno alla volta, spesso poco noti
al grande pubblico, tranne quando si trattava di usufruire dei vantaggi
faticosamente conquistati.
Penso ad esempio alle poche agevolazioni fiscali
che tuttora esistono e che consentono qualche margine di manovra, fra l'altro,
nell'acquisto e nell'adattamento di un'autovettura, nella ristrutturazione delle
abitazioni, nella scelta di alcuni ausili ancora non contemplati dal
Nomenclatore Tariffario. Oppure al consolidamento dell'integrazione scolastica,
strappando anno dopo anno qualche piccola miglioria al meccanismo
dell'assegnazione degli insegnanti di sostegno, e dei servizi correlati. Oppure
anche agli investimenti, modesti ma significativi, nel settore dei trasporti
pubblici urbani e ferroviari.
Cito questi piccoli traguardi perché oggi, 3
dicembre 2009, la sensazione diffusa e condivisa è che la battaglia è tutta
sulla difensiva. La Crisi ha scardinato i bilanci pubblici, i piani di rientro
delle Regioni, che ormai hanno in mano per il crescente federalismo il vero
potere nel campo dei servizi alle persone e alle famiglie, stanno determinando
un oggettivo e diffuso peggioramento della qualità e della quantità delle misure
sin qui garantite, sia pure a fatica.
La risposta che mi sembra emergere è
quella di una nuova sanitarizzazione della disabilità. Accertamenti restrittivi
delle certificazioni di invalidità, finanziamenti prevalenti a centri come le
Rsa e le Rsd, ossia residenze protette e inevitabilmente emarginanti,
utilizzando perfino la leggina sulla vita indipendente, che diceva tutt'altro.
Sembra essersi arenata la spinta verso una più equilibrata suddivisione della
spesa pubblica e privata fra sociale e sanitario. Anzi, i servizi sociali, non
essendo considerati essenziali, come quelli strettamente legati alla salute (che
però non sono sicuramente specifici delle persone con disabilità, ma riguardano
tutti i cittadini in quanto pazienti) stanno subendo contrazioni e
contrattazioni (partecipazione alla spesa sempre più onerosa) che spesso mettono
in difficoltà le famiglie.
Tutti dicono che la famiglia è al centro
dell'attenzione politica. Ma quello che arriva dalle famiglie delle persone con
disabilità è di segno opposto. C'è rabbia, paura, delusione, inquietudine.
Specialmente quando ci si riferisce alle situazioni di grave handicap, che
richiedono interventi mirati e competenti, non soluzioni precarie e con il
contagocce. Un'ora di assistenza domiciliare non serve a nulla, tanto per
capirsi. Specie se scopriamo che in un anno sono stati spesi 8 miliardi per le
badanti destinate ad accudire anziani non autosufficienti.
L'impoverimento
delle famiglie è dunque il vero tema di questo 3 dicembre. Un impoverimento
anche morale, perché senza speranza di miglioramento si vive male, ci si sente
abbandonati. E la mia sensazione è che manchi, davvero in modo troppo evidente,
un impegno coordinato, una visione, una presa in carico politica, del tema
Disabilità. Non solo perché non c'è un ministro competente per davvero (non me
ne voglia Sacconi, ma è così). Ma anche perché mi sembra del tutto scomparso un
coordinamento delle politiche strutturali.
Occorre, a mio giudizio,
ripensare e rileggere la legge quadro, trarre nuovo slancio riformatore dalle
tante incompiute che stanno rendendo difficile la vita di milioni di persone. Il
mondo delle persone con disabilità ha fatto ben poco ricorso alla magistratura
per vedere tutelati i propri diritti, nonostante esista una legge precisa contro
la discriminazione. La magistratura, da parte sua, molto raramente ha dimostrato
competenza e spirito di iniziativa, pur in presenza di evidenti inadempienze, se
non di palesi decisioni che danneggiano di fatto le famiglie e le persone
disabili. Il mondo dei media ha esplorato poco e male questo malessere, diffuso
in tutto il territorio nazionale, anche nelle Regioni tradizionalmente forti
nelle politiche di welfare.
I cittadini con disabilità assistono con
preoccupazione e sicuramente non hanno voglia di festeggiare alcunché. Eppure
questo è l'anno nel quale è stata ratificata la Convenzione Onu sui diritti
delle persone con disabilità. Alla manifestazione di Fand e Fish al teatro Valle
di Roma si parlerà con forza di questi e di altri temi, cercando una nuova
interlocuzione con il governo e con il mondo della politica. Ma è facile
immaginare in quale considerazione saranno tenuti questi temi in un momento nel
quale ben altre nubi si addensano sui colli romani.
Non resta perciò che
resistere, e parlare, e documentare, e consolidare la rete delle buone piccole
prassi che qua e là resistono all'onda della Crisi. Io, Cavaliere a Rotelle,
offro questo spazio virtuale a tutti coloro che vogliono esprimersi,
liberamente, sul futuro che ci attende. Buon 3 dicembre. Nonostante tutto.
Fonte: vita
4 dicembre 2009