Superando.it - «Il primo anno di attività del nostro Centro Antidiscriminazione ci ha permesso di raggiungere risultati importanti, e non solo dal punto di vista quantitativo. La nostra organizzazione, infatti, si conferma sempre più punto di riferimento importante per tutte le persone con disabilità e i loro familiari che ritengono di subire una situazione di ingiustizia e di discriminazione. E tuttavia l'elevato numero di richieste che ci sono giunte, e in modo particolare quelle relative alla scuola, non possono non preoccupare e sono il segno di un periodo in cui le Istituzioni, nel loro complesso, faticano a garantire i diritti fondamentali alle persone con disabilità, a partire proprio dall'inclusione scolastica dei bambini e ragazzi con disabilità».
Così Alberto Fontana, presidente della LEDHA, la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che rappresenta la componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap), commenta quanto emerge dalla relazione del primo anno di attività (1° luglio 2015-30 giugno 2016) del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi, struttura avviata dalla stessa LEDHA nell'estate dello scorso anno.
Nel periodo preso in esame, dunque, sono state 1.281 le segnalazioni e le richieste di informazioni giunte al Centro della LEDHA – ben oltre il migliaio ipotizzato in fase di avvio del progetto -, delle quali ben 236 relative a casi di discriminazione, presi in carico dai legali della Federazione. Pertanto, considerando solo le giornate lavorative ed escludendo il mese di agosto, si parla quasi di un caso di discriminazione al giorno.
Poco meno della metà dei contatti (597) sono stati gestiti direttamente da un operatore che ha fornito un'attività di prima informazione e orientamento, mentre delle 684 pratiche gestite dal Servizio Legale del Centro, sono state 236, come detto, quelle riguardanti casi di discriminazione fondata sulla disabilità (Legge 67/06).
Per quanto poi riguarda le tematiche trattate, come già anticipato da Fontana, quella su cui si è dovuto intervenire di più è stata la scuola (214 casi, pari al 31% del totale), seguita dalla compartecipazione al costo dei servizi socio-sanitari (85 casi, il 12,4%), dal lavoro (64 casi, il 9,3%), dall'accesso alle prestazioni sociali e socio-sanitarie (59 casi, l'8,6%), dalle barriere architettoniche (41 casi, il 6%) e dalla tutela giuridica (39 casi, il 5,7%).
In relazione infine a ciascuna pratica, i legali del Centro hanno svolto attività di diversa tipologia e complessità. Nel 54,6% dei casi (529 volte) alle persone sono state fornite consulenze legali personalizzate, sia attraverso consulti orali (telefonici o di persona), sia tramite la redazione di pareri legali scritti. In 81 casi, poi, è stato necessario un intervento di assistenza legale stragiudiziale, che si è espressa soprattutto attraverso la redazione di diffide scritte. Solo in 26 casi (il 2,7% del totale) sono stati promossi ricorsi in Tribunale per chiedere l'accertamento e la rimozione delle discriminazione.
05 ottobre 2016