Fonte www.superabile.it - Non solo con disturbo dello spettro autistico ma anche selettivi rispetto al cibo. Non si tratta di un’aggravante della malattia, ma di un comportamento alimentare che, abbastanza comune nell’infanzia, assume una rilevanza particolare almeno nel 50% dei bambini con autismo, tanto da rendere loro assai complicato il momento del pasto, complicazione che vivono anche i genitori. Tra i bambini con autismo uno su due seleziona gli alimenti in base a forma, colore e consistenza, altri mangiano solo cibi rossi o verdi o gialli, oppure si rifiutano di mangiare se gli alimenti non sono disposti sul piatto secondo uno schema preciso.
Una Ricerca della Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Pediatrico romano “Bambino Gesù” ha indagato su questo aspetto particolare della Sindrome dello spettro autistico.
Selezionare gli alimenti con cui ci nutriamo è un comportamento normale che fa parte della nostra quotidianità. Ogni volta che ci sediamo a tavola scegliamo il nostro cibo in base a parametri estremamente personali. Contano molto, ad esempio, il particolare piacere che ci procura mangiare quella particolare pietanza o il modo in cui ci viene presentata, l’”impiattamento” è dunque un aspetto importante della presentazione (e della conseguente scelta) delle pietanze.
Come ci ricorda, infatti, Roberto Luceri, sull’”Huffington Post” del Luglio 2014: “il primo assaggio avviene sempre con gli occhi: la sensazione visiva di un piatto è importante quanto il suo sapore.”. “È quanto emerge da una ricerca di Ophelia Deroym del Centro Studi dei Sensi dell'Università di Londra e pubblicato su Flavour Journal.” (www.huffingtonpost.it/roberto-luceri/impiattamento-nuova-forma-arte_b_5604739.html).
L’essere selettivi rispetto al cibo è un comportamento alimentare abbastanza comune nell’infanzia, ma può diventare – in alcuni casi – un qualcosa di problematico e complicare enormemente non solo la scelta del cibo, ma addirittura la stessa alimentazione
Questa problematica è, per esempio, comune ad una persona con sindrome dello spettro autistico su due e se si tiene conto che, nel nostro Paese, le persone affette dalla Sindrome dello spettro autistico sarebbero circa 500mila, ovvero 4 bambini su 1000 (usiamo il condizionale poiché non esistono, ad oggi, dati ufficiali e quello che abbiamo citato si riferisce ai soli casi censiti) si comprende quanto questo particolare aspetto della Sindrome dello spettro autistico sia rilevante e degno di essere indagato a fondo da parte degli Specialisti che si occupano di questo genere di disturbi.
Tra loro c’è il Dottor Luigi Mazzone, Neuropsichiatra Infantile dell’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”, di Roma, che da tempo studia i disturbi dello spettro autistico e che per aiutare i suoi piccoli assistiti ha fondato, nei locali di una Parrocchia romana, un’”Accademia della Scherma”, l’”Accademia Lia”, nella quale i bambini ed i ragazzi con autismo si allenano sperimentando il confronto con l’altro, praticando la socializzazione, l’integrazione, accrescendo così anche le proprie competenze. E sono proprio il Dottor Mazzone ed i suoi colleghi dell’Ospedale Pediatrico romano ad aver lavorato ad uno Studio sulla cosiddetta “selettività alimentare”.
“La selettività” – sostengono gli Specialisti nello Studio – “è un comportamento alimentare atipico che porta i bambini a discriminare i cibi in base a parametri diversi.”. “Riguarda circa il 30% della popolazione pediatrica generale.”. “Tra i bambini con sindrome dello spettro autistico la percentuale cresce considerevolmente: oltre il 50%.”. Lo Studio - il primo ad indagare le differenze tra bambini autistici con selettività alimentare e senza selettività - è stato condotto, nel 2015, su un gruppo di 158 bambini e ragazzi tra i 3 e i 18 anni con Sindrome dello spettro autistico, la metà dei quali con abitudini alimentari molto particolari. Nella Ricerca sono stati coinvolti anche i genitori. I risultati sono stati pubblicati sulla Rivista scientifica “Appetite”. “Dallo studio” – hanno spiegato i Ricercatori – “è emerso che non esistono differenze cliniche o comportamentali tra i bambini con autismo selettivi e non selettivi.”. “Hanno lo stesso quoziente intellettivo, stessi problemi e stesse abilità.”. “Il rifiuto di alcuni o di molti cibi, quindi, non accresce né è determinato dalla gravità della patologia.”. “Si è scoperto, invece, che la selettività incide significativamente sulla percezione che i genitori hanno della gravità della malattia del proprio figlio.”.
“A parità di condizioni cliniche tra i due gruppi, i bambini selettivi vengono ritenuti da mamma e papà più problematici rispetto a quelli non selettivi e per questo motivo vengono trattati in modo diverso.”. ”La gestione del pranzo, della cena o la preparazione di pasti "speciali" innalza i livelli di stress di questi genitori, perché fonte di frustrazione e preoccupazione.”.
Alla luce di quanto emerso dall'indagine, i Ricercatori del “Bambino Gesù” hanno sviluppato nuove modalità di trattamento destinate alle famiglie con bambini con autismo selettivi.
Verranno insegnate ai genitori di questi bambini tutta una serie di tecniche comportamentali per prepararli a gestire il momento complicato del pasto, far alimentare in maniera adeguata i figli e migliorare l'approccio al problema abbassando la soglia di preoccupazione e di ansia.
Fonti
Le informazioni riportate sono tratte – salvo diversa indicazione – dal Sito Web dell’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”, di Roma (www.ospedalebambionogesu.it).
12 aprile 2017