La mancata predisposizione e concreta attivazione del progetto può addirittura essere considerato reato. E non solo!
Sei una persona con disabilità, o un suo familiare che ha chiesto al Comune di predisporre, d’intesa con la Asl, un progetto individuale (di vita) ai sensi dell’articolo 14 Legge n. 328/00 (utile anche per l’applicazione per le persone con disabilità grave degli interventi previsti dalla legge n. 112/2016 sul durante e dopo di noi), e non l’hanno fatto?
Puoi ricorrere al Tar e fare in modo che tale Autorità Giudiziaria ordini ciò.
Il Comune non adempie ulteriormente? Ecco che lo stesso Giudice fa scattare la segnalazione alla Procura della Repubblica affinché si apra un procedimento penale a carico del funzionario pubblico che abbia continuato ad essere inadempiente alla statuizione giudiziaria, ravvisandosi gli estremi del reato di cui all’articolo 328 del codice penale “Rifiuto di atti d’ufficio. Omissione”.
È questo quanto è stato statuito nella recente sentenza del Tar Catania n. 559/2019 (scaricabile qui), con la quale si è accolto il ricorso di un papà della Provincia di Enna che, pur avendo visto consacrato in una precedente sentenza il diritto di sua figlia con disabilità grave ad avere un suo progetto di vita (che individuasse un percorso di sviluppo delle autonomie e di crescita onde raggiungere obiettivi di miglioramento con l’attivazione di conseguenziali supporti e sostegni da realizzare in maniera coordinata ed efficace), ha continuato a non ricevere alcuna risposta dal Comune interessato.
Tale atteggiamento è stato, non a caso, ritenuto gravissimo, anche perché di fatto ha fermato per lungo tempo la predisposizione di una congerie di interventi ritenuti indispensabili per la persona con disabilità interessata, tra l’altro minorenne, determinando un grave arresto nel suo sviluppo, proprio quando i suoi pari età, in fase adolescenziale, acquisiscono meccanismi ed autonomie utili per tutta la vita.
Ma vi è di più!
Gli avvocati Gianfranco de Robertis, Ettore Nesi e Alberto Caruso, che hanno assistito il genitore in questa lunga battaglia, fanno notare che il Tribunale Regionale Amministrativo di Catania, dovendo nominare un commissario ad acta che si sostituisse al funzionario comunale inadempiente per garantire finalmente la predisposizione di tale progetto, ha anche stabilito che il compenso pagato dal Comune a tale commissario per esercitare tale funzione in sua sostituzione possa qualificarsi anche come danno all’erario, di cui quindi dovrà rispondere il medesimo funzionario inadempiente innanzi anche alla Corte dei Conti.
“È deprimente assistere a vicende come queste, in cui la persona con disabilità ed i suoi familiari continuano ad essere ostaggio di una burocrazia cieca e sorda. Burocrazia che, anche grazie ad una classe politica assente e latitante, intende ancora ritenere gli interventi a sostegno e supporto delle persone con disabilità non come diritti sacrosanti da dover garantire per dare pari opportunità di vita a queste rispetto agli altri, ma mere concessioni da elargire se, quando e come da loro stessi deciso” – tuona Roberto Speziale, Presidente Nazionale Anffas Onlus (Associazione Nazionale Famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale), a cui è associato il padre in questione.
“Ogni giorno sempre più assistiamo a situazioni di tal genere, che dobbiamo contrastare come Associazione, genitori e familiari, ricorrendo alla Magistratura per difendere i diritti delle nostre persone con disabilità – continua Speziale -, ma è giusto che i diritti delle persone con disabilità debbano essere resi esigibili solo dai tribunali? Certamente ringraziamo la magistratura che, ancora una volta, ha non solo fatto prevalere il diritto, ma ha anche dimostrato attenzione e sensibilità, però non possiamo non avere chiaro che tutto questo denuncia una “patologia del sistema” ed una incapacità, se non una mancata volontà della politica e della burocrazia, a far sì che i diritti delle persone con disabilità non siano più “gentili concessioni”.
Il danno che questo stato di cose continua a fare alle persone con disabilità ed ai loro familiari è enorme ed irreparabile. Infatti l’omissione o il ritardo nel predisporre ed attivare il progetto di vita non solo rappresenta, come visto con questa importante sentenza, una omissione penalmente e patrimonialmente perseguibile ma soprattutto compromette spesso irrimediabilmente il già difficile percorso di crescita e di vita dei nostri figli con disabilità.
Perciò conclude Speziale “Queste sono delle gravi responsabilità e non solo dei funzionari che vanno fortemente denunciate e per questo rivolgo un invito a tutte le famiglie, forti anche di questa ulteriore sentenza del tribunale di Catania, di richiedere in massa la predisposizione del progetto individuale ai sensi e per gli effetti delle legge 328/2000 e anche per la legge 112/2016 sul durante e dopo di noi e, in caso di mancate ed adeguate risposte, non esitare a rivolgersi alla magistratura.”