La coop. soc. Genova Integrazione a marchio Anffas ci racconta un'interessante esperienza
Con molto piacere riceviamo e pubblichiamo questo articolo,
scritto dalla dott.ssa Umberta Cammeo, Direttore Sanitario della Cooperativa
Sociale Genova Integrazione a.m. Anffas: una bella esperienza da
condividere.
Nell'autunno 2006 ha avuto inizio la collaborazione fra
la Cooperativa Sociale "Genova Integrazione" a marchio ANFFAS , il
maestro di judo Pino Tesini del Judo Club Genova e la UISP Area Discipline
Orientali di Genova.
Con il maestro Tesini si sono organizzati due progetti
riguardanti il Judo inteso, nel pensiero della UISP, come metodo educativo oltre
che come attività motoria sportiva.
Il primo dei progetti riguarda, tuttora,
un gruppo di 15 persone con disabilità frequentanti i nostri presidi diurni che,
accompagnati da tre nostri educatori, si recano una volta alla settimana presso
un palazzetto dello sport del territorio genovese per imparare appunto la
pratica del judo.
L'aspetto importante è la presenza sul "tatami"* degli
operatori, i quali si sono trovati fianco a fianco con i nostri "ragazzi" a
confrontarsi con l'apprendimento di esercizi, tecniche e cadute. La loro
presenza è stata d'altra parte preziosa nel consentire la mediazione necessaria
fra le persone con disabilità, tutte con patologie di rilievo che si associano
alla disabilità intellettiva, e i maestri.
Il secondo progetto ha riguardato
alcuni bambini frequentanti il nostro ambulatorio che nel tempo extrascolastico
hanno preso parte a un corso di judo bisettimanale con il maestro Tesini
finalizzato a favorirne il passaggio nel gruppo dei loro pari. Questo progetto è
durato due anni e ha portato tre dei ragazzi a proseguire nel corso pomeridiano
dei bambini; altri hanno dovuto invece interrompere la frequenza perché gli
impegni scolastici e di riabilitazione rendevano già molto gravosa la settimana.
L'attività sportiva è sempre stata presente all'interno dei nostri presidi
(nuoto, basket…), considerato l'importante ruolo della corporeità nella
riabilitazione e nella percezione di sé, ma in effetti il progetto di judo ha
dato risultati inattesi e molto ampi.
Spesso la persona con disabilità
intellettiva non sviluppa a pieno la consapevolezza di sé, del rapporto con
l'altro e del contatto sia emotivo che fisico che si costituisce nell'incontro
con un'altra persona. Il più delle volte sono persone abituate a sentirsi dire
se e quando possono fare una certa cosa, come devono farla e se la stanno
facendo bene. Questo non aiuta la persona con disabilità intellettiva ad
acquisire pienamente la capacità di autodeterminarsi, di astrarre e di
esprimersi, verbalmente e non-verbalmente, e di elaborare le proprie emozioni.
Lo sport, da sempre consente di socializzare in ambienti ben diversi da quelli
della riabilitazione, consente di imparare attraverso il corpo: a esprimersi, a
capire che la cura di sé può avvenire nell'essere prima di tutto consapevoli di
sentire, di percepire…il piacere, la fatica, il dolore, lo sforzo, il
rilassamento…
E allora perché il judo? Perché è un'attività del corpo, ricca
e articolata, che nasce all'interno di un pensiero e di una filosofia e che ne
favoriscono l' aspetto educativo.
Nel judo il corpo viene utilizzato e
conosciuto, la persona apprende quali sono le proprie capacità, i propri punti
deboli, impara a stare in contatto con l'altro. "Tori" e "uke"** sono compagni
che devono aiutarsi e contrastarsi, sostenersi e spingersi, cadere e far cadere.
Il ruolo di ciascuno è inevitabilmente capovolto a seconda dei momenti e
consente un profondo scambio con l'altro. L'esperienza di sé e dell'altro, di
come si entra in contatto, la consapevolezza di sé, di quello che è possibile
fare, del contrasto con l'altro: il compagno, l'avversario, il sostegno …. Molte
sono le esperienze che il judo consente di fare a un atleta e che non sempre
fanno parte del bagaglio di esperienze della persona, con disabilità o meno:
cadere senza paura di farsi male, far cadere qualcuno senza fare del male,
combattere imparando a gestire le proprie emozioni, la rabbia, l'aggressività,
la paura. Sono tutti aspetti inseriti in una disciplina, in un contenitore
solido che favorisce un apprendimento del corpo (di movimenti sempre più precisi
e rapidi) e della mente, che via via impara a controllare, a sfruttare, tutte le
possibilità e le caratteristiche della persona, con punti di forza e di
debolezza, sempre utilizzabili. E così si impara il piacere del proprio agire,
del controllo di azioni e pensieri e la consapevolezza di sé.
Non viene
appreso solo uno sport ma un'arte che ciascuno di noi può portare con sé come
bagaglio di esperienza, che può divenire contatto con l'altro tutte le volte che
un atleta con disabilità intellettiva si incontra con un altro atleta,
consentendo quella che poi è la vera integrazione, che non vuol dire tollerare
la presenza di una persona con disabilità tra di noi, ma consentire a noi e lui
di confrontarci con un bagaglio di esperienze comuni.
Sono molte le cose che
anche noi, operatori, abbiamo imparato in questi anni. Quanto ad esempio alcuni
nostri "ragazzi" ci sappiamo stupire, quanto il contesto metta tutti sullo
stesso livello (il judo devono impararlo anche gli operatori), quanto possa
crescere la motivazione anche in "ragazzi" che ormai non sono più tali da un po'
di tempo.
E quante opportunità ci siamo dati reciprocamente con la Uisp e i
maestri di judo: siamo stati in trasferte in Italia e all'estero, abbiamo avuto
modo di confrontarci con altre culture e con molti atleti e quest'anno abbiamo
partecipato al corso di "Aggiornamento e Specializzazione per l'insegnamento del
judo ad allievi con disabilità mentale" indetto dall'Area Discipline Orientali
della Uisp e dalla Fijlkam.
Quest'ultima esperienza è stata indubbiamente
arricchente: abbiamo incontrato altri atleti con disabilità di Piemonte,
Lombardia, Emilia Romagna e Toscana con i loro istruttori e conosciuto così
progetti simili a quello della realtà genovese, ma soprattutto abbiamo
consentito ai maestri di conoscere noi e di approfondire il lavoro di
integrazione che già molti di loro svolgono nelle loro palestre. E i maestri,
che hanno chiesto di replicare e approfondire il lavoro iniziato con questo
corso, ci hanno sollecitato a partecipare e soprattutto a favorire la conoscenza
di questa collaborazione che mira a promuovere uno sport, ma soprattutto un
metodo, uno strumento educativo che per noi si è rivelato così utile.
Ci
siamo così salutati con il maestro Tesini ipotizzando di poter collaborare
all'eventuale prossima edizione del corso per maestri invitando a partecipare
anche altre realtà ANFFAS nelle diverse regioni.
Il Direttore
Sanitario
Dott.ssa Umberta Cammeo
*tappeto sul quale si svolge l'attività del judo
**sono
i due compagni che si affrontano nell'esecuzione delle tecniche: tori esegue la
tecnica e uke la subisce. Entrambi devono collaborare per consentire che una
tecnica sia effettuata nel modo corretto e affinché sia efficace.
28 luglio 20010
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