Fonte:
Superabile - Attraverso il rapporto quotidiano con la realtà
rurale e gli animali, accompagnano il reinserimento sociale e lavorativo di
persone portatrici di disabilità fisiche o mentali, minori problematici, ex
detenuti. L'esempio della cooperativa Dosso Sant'Andrea di Quinzano D'Oglio
(Brescia) e di Aretè di Torre Boldone (Bergamo). "La relazione che si crea è
così forte da dare risultati notevoli anche dopo pochi giorni"
MILANO - "Un
nuovo modello di welfare che avanza e si rafforza". Così Ettore Prandini,
vicepresidente di Coldiretti Lombardia, definisce le fattorie sociali,
protagoniste di quel che si potrebbe definire un "welfare rurale". In occasione
di un convegno organizzato a Milano, sono state presentate alcune cooperative e
imprese agricole che già da tempo hanno posto tra i loro obiettivi l'aiuto di
persone svantaggiate e che, attraverso il rapporto quotidiano con la realtà
rurale e gli animali, accompagnano il reinserimento sociale e lavorativo di
persone portatrici di disabilità fisiche o mentali, minori problematici, ex
detenuti.
Tra le realtà ormai storiche del "welfare rurale" c'è la
cooperativa Aretè di Torre Boldone (Bergamo) che da 23 anni impiega sia persone
con handicap che ex detenuti del carcere di Bergamo. L'Aretè è un'azienda
agricola che fattura 2,5 milioni di euro l'anno e reinveste gli utili in
progetti sociali. "Abbiamo solo 60 mila euro annui di finanziamenti pubblici,
che utilizziamo per dare borse lavoro agli ex detenuti - spiega Claudio
Bonfanti, presidente della cooperativa -. Del resto è solo grazie al nostro
successo sul mercato dell'agricoltura biologica che possiamo continuare i
progetti sociali. Attualmente impieghiamo 15 persone tra portatori di handicap
ed ex detenuti e abbiamo un'altra decina di ragazzi con handicap che ci aiutano
negli orti. Per seguirli al meglio siamo aiutati da un'assistente sociale, una
psicologa e un educatore" (info: www.aretecoop.it).
Diversa, ma
altrettanto interessante, è la storia di Mariangela Lamagni e della sua azienda
agrituristica "Dosso Sant'Andrea" di Quinzano D'Oglio (Brescia), il cui
obiettivo è aiutare il recupero psico-motorio delle persone con handicap
attraverso gli animali. "Ad ogni paziente affidiamo un cavallo o un asinello -
spiega la titolare, Mariangela Lamagni - del quale deve prendersi cura. La
relazione che si crea tra le persone con handicap e l'animale è così forte da
dare risultati notevoli anche dopo pochi giorni". Il "Dosso di Sant'Andrea"
ospita fino a quaranta pazienti a settimana, da ormai dieci anni: "Si tratta di
persone con disagi di tipo e grado differente e per ognuno di questi studiamo un
piano di lavoro personalizzato"
(Andrea Legni)
1 ottobre 2010
Per informazioni
www.agridosso.net