Libere interdipendenze (Convivere in autonomia)

A cura di Graziella Fiandra - referente residenza Claudio e casa Antonietta presso la Fondazione Comunità La Torre a. m. ANFFAS

Recentemente mi sono sorpresa a riflettere su una frase “È sempre il momento giusto per fare la cosa giusta”, letta su una bustina di zucchero. Non credo che, pur nella loro disarmante semplicità, avrei trovato parole migliori per descrivere com’è nata l’esperienza di Casa Antonietta quando, nel luglio 2012, mi è stato detto che avremmo dato ospitalità ad un gruppo di persone eterogenee, con bisogni altrettanto eterogenei. […]
Il progetto sperimentale di Casa Antonietta “convivenza in autonomia” è rivolto a persone anziane, persone con disabilità intellettive e del neurosviluppo, madri con figli minori in situazione di svantaggio sociale. Si contraddistingue come residenza abitativa temporanea e prevede l’individuazione di un progetto di identificazione del bisogno e di sostegni alla persona. […] intende riaffermare l’universalità, l’indivisibilità, l’interdipendenza e interrelazione di tutti i diritti umani, della libertà fondamentale e garantire il pieno godimento da parte delle persone in situazione di fragilità, senza discriminazioni.
La parola adesso a Franca, che racconta in prima persona la propria storia:


“Ciao sono Franca, sono nata a Ivrea poi, a causa della morte della mia mamma sono stata mandata in vari Istituti perché ero ammalata, ipovedente, quindi avevo bisogno di cure e assistenza.
A 25 anni ho iniziato a lavorare come centralinista. Vivevo prima in una pensione, poi in un alloggio. Ho avuto esperienze di convivenza con diversi compagni, purtroppo con tante delusioni e amarezze a causa dei loro comportamenti. Dal 2004 al 2009 ho vissuto con degli amici con problemi di dipendenze e io stessa mi sono rivolta al Sert. L’aiuto offertomi è stato il ricovero in una struttura residenziale alberghiera fino al 2012.
Il 28 giugno 2012 mi sono trasferita in Casa Antonietta con il mio attuale compagno; mi è stata offerta la possibilità di convivenza in alloggio costituito da camera da letto, bagno e cucina dove entrambi provvediamo alle attività domestiche e di vita quotidiana: facciamo la spesa, cuciniamo, laviamo il bucato e facciamo le pulizie. All’inizio è stata dura, ma adesso mi sento bene e mi sento accolta anche affettivamente. Ogni tanto gli operatori ci aiutano dove io e il mio compagno non riusciamo. Io sono contentissima di stare nella mia casa con Giovanni, di condividere dei momenti con gli ospiti della struttura e se ho bisogno posso chiedere aiuto. I rapporti con l’unica mia nipote hanno avuto alti e bassi però ci continuiamo a frequentare e presto le manderò il mio regalo per il suo compleanno. Ancora adesso ho dei contatti con i miei ex colleghi di lavoro (dal 2007 sono in pensione) che vengono a trovarmi e a volte andiamo a farci un giro per il paese. Per il mio futuro vorrei che questa esperienza durasse fino alla fine della mia vita perché da altre parti non voglio andare”.