Fonte www.internationaldisabilityalliance.org - Questa dichiarazione viene rilasciata dall'International Disability Alliance (IDA) e dall'International Disability and Development Consortium (IDDC) mentre si sta svolgendo la COP-26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

IDA e IDDC chiedono a tutti gli Stati membri e agli altri attori che partecipano alla COP-26 di assicurare che i diritti delle persone con disabilità siano protetti, rispettati e soddisfatti nella progettazione, implementazione e monitoraggio degli impegni e delle politiche di degrado ambientale, adattamento al clima e mitigazione del clima. Devono essere prese misure immediate per assicurare la rimozione delle barriere ambientali, attitudinali, di comunicazione e istituzionali che ostacolano la partecipazione delle persone con disabilità ai negoziati, ai processi e agli eventi dell'azione per il clima. Senza una significativa inclusione e partecipazione delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni rappresentative, l'azione per il clima sta perdendo il quindici per cento della popolazione del nostro pianeta che ha il diritto, la responsabilità e la capacità di essere parte della soluzione a questa crisi globale.

Le persone con disabilità, nonostante siano riconosciute come le più a rischio dell'impatto dei cambiamenti climatici, sono state largamente escluse dai processi decisionali e dai risultati della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), così come dalle politiche e dai piani degli Stati sui cambiamenti climatici a livello nazionale. L'impatto del cambiamento climatico pone una minaccia significativa al godimento da parte delle persone con disabilità di diversi diritti umani, tra cui il diritto alla vita, alla sicurezza, all'autodeterminazione, alla libertà di movimento, alla salute, all'istruzione, all'alloggio, ai mezzi di sussistenza, al cibo, all'acqua, ai servizi igienici, alla cultura e alla proprietà. Tutto ciò è particolarmente pertinente per le persone con disabilità che vivono in paesi a basso reddito. Le persone con disabilità sono da tempo riconosciute come uno dei gruppi che vivono a maggior rischio di povertà, esposti alla discriminazione e continuamente confrontati con barriere attitudinali, ambientali e di comunicazione che impediscono la loro partecipazione ai processi decisionali. Tali barriere sono spesso aggravate quando la disabilità si interseca con l'età, il genere, la sessualità, le identità di rifugiati, migranti, indigeni e minoranze.

Non essere parte dei processi decisionali e di ricerca di soluzioni significa che le abilità e le esperienze delle persone con disabilità come naturali risolutori di problemi, sviluppate attraverso la ricerca di soluzioni per superare le barriere che affrontano quotidianamente, non vengono utilizzate negli sforzi globali per combattere il cambiamento climatico. Questo deve cambiare, gli Stati devono includere in modo significativo le persone con disabilità in tutti i processi decisionali, permettendo loro di godere pienamente dei loro diritti su una base di uguaglianza con gli altri.

Mentre la COP-26 si svolge portando una forte attenzione alle misure necessarie per combattere il cambiamento climatico, gli Stati e gli altri attori devono progettare e attuare politiche inclusive della disabilità che rafforzino e proteggano, piuttosto che minare, i diritti umani delle persone con disabilità. IDA e IDDC ribadiscono le raccomandazioni esposte nel documento pubblicato (in lingua inglese) dall'Alleanza Internazionale per la Disabilità, e chiedono a tutti gli Stati e agli altri attori di implementare queste raccomandazioni che sono in linea con il diritto internazionale e si basano sulle raccomandazioni del Consiglio dei Diritti Umani e dell'Ufficio dell'Alto Commissario dei Diritti Umani (OHCHR).