Riceviamo e pubblichiamo di seguito l'accorata lettera di una sorella di una persona con disabilità sul riconoscimento, ancora mancato, del proprio ruolo di caregiver familiare:

"Buongiorno, mi permetto di rivolgermi a voi esprimendo la mia indignazione verso le Istituzioni in genere.
Ieri ho sentito la notizia che in occasione della Festa di San Francesco
[ndr. si svolgerà il 4 ottobe 2022], ad Assisi, il Presidente della Repubblica darà un'onorificenza ad un infermiere, come rappresentate della categoria, impegnato in questi 2 anni. Mi chiedo: impegnato in cosa? Semplicemente a svolgere il suo lavoro.
Sono indignata perchè medici e infermieri in questi due anni continuano ad essere dipinti come unici eroi della situazione Covid. Ma sono veramente degli eroi? E poi quanti tra essi hanno svolto con coscienza ed umanità il proprio lavoro? Certo io sono uno scarto della società e non posso giudicare il loro lavoro; ma in base all'esperienza che ho di mio fratello ricoverato per 40 giorni l'inverno scorso non posso dire che medici e infermieri siano degli eroi: chi cura le bestie ha più devozione! 
Ma la mia indignazione è anche per un altro motivo. Quando verrà riconosciuto l'eroismo, il sacrificio nascosto e continuo di tantissimi genitori verso i propri figli con gravi disabilità, o di fratelli e sorelle che si occupano dei propri fratelli e sorelle (come la sottoscritta), o di figli che si prendono cura dei propri genitori?
Noi che ci prendiamo cura per anni, 24h su 24h, con tante rinunce e con tanto amore non siamo visti come degli eroi, non meritevoli di medaglie o elogi; tantissime volte non meritevoli neppure di una parola detta pubblicamente.
Certo noi facciamo semplicemente il nostro dovere. Ma chi si è preso cura nel tempo Covid dei nostri congiunti? Chi ci è venuto incontro e ci ha chiesto se avevamo bisogno di un aiuto? Il medico o infermiere che sia, finito il suo turno, va a casa. Ma noi ci siamo sempre.
Posso dire? Sono proprio schifata di tutti questi onori! Non dico questo perchè voglio una onorificenza o simili, non saprei cosa farmene. Ma dico ciò perchè credo che nessuno sia in grado di sostituirci nel nostro impegno quotidiano. Noi, in questi due anni soprattutto, abbiamo combattuto molto di più la battaglia giornaliera, in particolare quando il nostro familiare è stato costretto a restare a casa. Siamo stati genitori, fratelli, figli, educatori, psicologi, oss, medici, infermieri sempre, anche nella fatica, stanchezza, solitudine, malattia. Di nascosto, con responsabilità, dedizione e amore.
Noi facciamo il nostro meglio nelle nostre case, siamo una potenza di umanità e oggi in questa società sempre più disumanizzata c'è bisogno di noi non per gli onori ma per il valore che siamo!"