regione_lombardiaSpetta ora alla Giunta Maroni l'attuazione del PAR Disabilità

Fonte www.personecondisabilita.it - Con la Delibera 4672 del 9 gennaio 2013 l'Amministrazione Regionale uscente ha "preso atto" della comunicazione dell'allora Presidente Formigoni ed Assessore alla Famiglia Pellegrini sullo stato di attuazione del Piano di Azione Regionale sulle politiche in favore delle persone con disabilità. Si tratta di un documento con cui la Giunta Formigoni passa il testimone alla Giunta Maroni anche nell'attuazione del cosiddetto PAR Disabilità.

Un atto che, pur non avendo conseguenze concrete immediate, si pone l'obiettivo di orientare e favorire una certa continuità nelle politiche regionali in favore delle persone con disabilità. Un documento da "prendere sul serio" e che vale la pena leggere ed analizzare con attenzione.

Il testo preso in esame è l'allegato 1 alla delibera sopra citata (l'allegato 2 compie un'operazione analoga rispetto all'andamento delle sperimentazioni per la valutazione del bisogno nell'ambito dell'ADI e delle RSA-RSD). Undici pagine suddivise in una premessa seguita dalla presentazione degli interventi attuati e delle attività in corso.

Come si ricorderà il PAR è un atto programmatico con cui la Regione Lombardia, nel dicembre 2010, dichiarava di voler orientare le proprie azioni ed iniziative ai principi ed alle prescrizioni della Convenzione della Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Un documento di cui Lombardia Sociale si è più volte occupato per presentarne le caratteristiche e le enunciazioni e per valutarne gli effetti. Correttamente, in premessa, la delibera ricorda gli obiettivi del PAR: garantire continuità di risposta, accessibilità e fruibilità, integrazione dei servizi oltre a far riferimento all'attivazione del Gruppo di Approfondimento Tecnico (GAT Disabilità) che ha dapprima contribuito alla stesura del documento di programmazione e poi è stato deputato all'implementazione ed al monitoraggio.

Si fa riferimento al GAT come interlocutore privilegiato per gli attori territoriali, ma nei fatti non risulta un'attività sistematica di interlocuzione aperta al territorio né a livello regionale né tantomeno a livello locale.

Manca tra gli obiettivi ricordati nella premessa il riferimento all'implementazione della funzione di case manager, ovvero dell'operatore responsabile e garante della presa in carico globale e continuativa della persona con disabilità. Una figura chiave nel PAR Disabilità, presentata come tale dalla stessa Amministrazione Regionale nella sua attività di comunicazione sul Piano. Un documento di cui Lombardia Sociale si è più volte occupato per presentarne le caratteristiche e le enunciazioni e per valutarne gli effetti.

I contenuti del documento

Il documento sullo "Stato di avanzamento del PAR" pone l'accento, in più parti, su indicatori quantitativi di efficienza nel processo di attuazione del PAR. Si ricorda, ad esempio, che il Piano prevedeva 79 azioni (a cui se ne sono poi aggiunte altre cinque) suddivise in 10 aree di intervento e 12 aree di attività. Indicatori a cui non fanno da contraltare però strumenti similari per misurare l'efficacia degli stessi provvedimenti sulla vita reale delle persone con disabilità. In nessuna parte del documento ritroviamo inoltre riferimenti alla realizzazione di azioni volte alla conoscenza e alla misurazione delle richieste, dei bisogni e delle condizioni di vita delle persone e delle loro famiglie. Per le aree di Intervento ritenute più strategiche (Salute ed assistenza, Lavoro, Accessibilità, Educazione) viene fotografata la situazione mediante un grafico che mette in evidenza, sul totale degli interventi previsti, il numero di quelli conclusi, in corso e programmati e ancora da avviare: un calcolo puramente aritmetico che non distingue tra interventi più o meno complessi o più o meno capaci di imprimere un cambiamento sociale.

L'area "salute e assistenza"

L'analisi prosegue da un punto di vista qualitativo con una prima ricognizione area per area. Dato l'ambito di interesse di Lombardiasociale.it ci soffermiamo con maggiore attenzione sui risultati riportati relativamente all'area denominata "Salute ed assistenza" e non alle altre. In avvio si ricorda che "gli interventi messi in campo dalla Regione prevedono un sostegno diretto alla persona ed alla sua famiglia (es. contributo a persone affette da SLA e da altre malattie del motoneurone e in Stato Vegetativo)". In nessuna parte del PAR Disabilità troviamo la programmazione di questa tipologia di interventi. Al contrario, nel PAR si fa riferimento alla promozione di servizi, a partire da quello della presa in carico, che sappiamo realizzarsi attraverso un affiancamento concreto alla persona ed alla sua famiglia. Del resto, nessuna parte del PAR differenzia la programmazione degli interventi in base all'eziologia, all'origine "sanitaria" della menomazione: una affermazione programmatica di questo tipo avrebbe immediatamente messo in luce l'insanabile contraddizione con i principi e le prescrizioni della Convenzione ONU che non distingue i diritti delle persone con disabilità né in base alla tipologia né in base alla gravità della menomazione e certamente neanche della sua origine.

Entrando nel merito degli interventi attuati emerge, come primo risultato atteso, la promozione degli interventi e dei percorsi per le persone con disabilità nelle strutture sanitarie. Si trattava, nelle intenzioni del PAR, della volontà di diffondere il modello del progetto DAMA dell'Ospedale San Paolo in almeno un'Azienda Ospedaliera per Asl.

A distanza di due anni dall'approvazione del PAR disabilità e la previsione dell'attivazione di questi percorsi in due distinte Delibere delle regole 2011 e 2012, il risultato pare molto lontano dall'essere raggiunto.

Nella parte dedicata all'illustrazione degli impatti si cita l'"implementazione di attività già presenti" piuttosto che di percorsi protetti per categorie fragili (senza specificare né il numero né la localizzazione). Una genericità che ritroviamo nelle affermazioni successive che dichiarano facilitazioni nell'accesso agli ambulatori senza alcun riferimento a situazioni concrete, ed ancora di più nell'unico richiamo allo sviluppo della funzione del Case Manager che, nei fatti, non è stato oggetto di alcun intervento da parte dell'Amministrazione Regionale. Paradossalmente invece, non è stato messo in evidenza quello che ad oggi è l'unico progetto realmente passato alla fase operativa, ovvero quello promosso nel territorio dell'Asl di Varese, all'interno dell'Ospedale di Circolo: un risultato forse modesto rispetto alle aspettative ma incoraggiante e che sarebbe stato utile valorizzare.

Area "sostegno alla famiglia nell'accoglienza e nell'assistenza"

Addentrandoci nell'area di intervento dedicata al "Sostegno alla famiglia nell'accoglienza e nell'assistenza", si ritrova il riferimento ad un'altra delibera, la DGR 3239/2012 riguardante la revisione della mission dei consultori. Ancora una volta vediamo riassunti i contenuti della delibera senza che si faccia riferimento ai risultati di tale sperimentazione e senza che si ritrovino riferimenti su una loro possibile diffusione. Una genericità che ritroviamo nel paragrafo che descrive gli impatti. In questa area viene evidenziato come indicatore di impatto la destinazione di 30 milioni di Euro del Fondo Sociale Regionale al sostegno, tramite voucher, dei servizi socio assistenziali accreditati, segnalando che sono 10.146 le persone beneficiarie di questa misura. Anche in questo caso viene presentata come risultato del PAR un'azione non prevista dal Piano stesso. Questa misura ha avuto la caratteristica di essere stata avviata ad anno in corso e solo grazie alla mobilitazione di piazza delle associazioni. La decisione della Giunta di vincolare queste risorse ai voucher ha reso molto complessa ed onerosa (per i Comuni) la rendicontazione e, ad oggi, non si hanno notizie precise non solo riguardo alle ricadute di queste risorse per le persone, ma nemmeno riguardo alla loro destinazione: quanti soldi, ad esempio, sono rimasti nelle casse dei Comuni e quanti sono andati alle famiglie coinvolte?

Un ultimo punto, per quanto riguarda l'area socio sanitaria e importante per le persone con disabilità, è il riferimento alla sperimentazione del modello di valutazione multidisciplinare del bisogno. Si tratta di un passaggio fondamentale di attuazione del PAR. La valutazione del bisogno rappresenta il primo, o forse il secondo, passo del processo di presa in carico. Nel corso degli ultimi due anni la Regione Lombardia ha promosso varie sperimentazioni per la costruzione di un sistema di valutazione del bisogno complesso in Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e in RSD. Risultati che sono oggetto di attenzione del secondo allegato alla delibera ma che qui non vengono nemmeno accennati se non, ancora una volta, facendo riferimento solo al numero di persone coinvolte.

In conclusione, il documento sembra riflettere la debolezza programmatoria, già denunciata, dello stesso PAR Disabilità. Risulta infatti difficile monitorare e valutare eventuali ricadute a distanza di qualche tempo dall'avvio del PAR in assenza di una definizione più puntuale di obiettivi specifici e misurabili attraverso specifici indicatori.

Nonostante il PAR sia stato e resti fino ad oggi un esempio importante di politica intersettoriale e di integrazione istituzionale, rintracciamo una diffusa tendenza a non considerare appieno questa opportunità.

Anche le altre aree di intervento, come quella ad esempio che fa riferimento al lavoro e agli inserimenti lavorativi in specifico, contengono alcune lacune: nemmeno qui infatti il Case Manager è stato oggetto di alcun intervento reale.

7 maggio 2013