Fonte www.personecondisabilita.it - Ad anno scolastico iniziato, resta vivo il dibattito sui BES - Bisogni Educativi Speciali. I documenti ufficiali sin qui disponibili forniscono indicazioni che lasciano aperte perplessità e ambiguità interpretative, raccolte e analizzate da un tavolo tematico predisposto dall'Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia.

L'Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia ha organizzato a marzo alcuni gruppi di lavoro su temi specifici, fra cui il tavolo tematico sui Bisogni Educativi Speciali (BES). In vista della definizione di apposite linee di indirizzo regionali, il gruppo di lavoro, coordinato dal professor Rovetta e composto da dirigenti di diverse scuole della regione, si è confrontato sulle principali criticità di applicazione della Direttiva MIUR del 27.12.12 e della successiva Circolare MIUR del 6.3.2013.

Nel primo documento prodotto, "Raccolta di problematiche e relativi quesiti" , il gruppo ha condiviso una serie di quesiti suddivisi per aree: valutazione, prove Invalsi, esami di Stato; PDP, individualizzazione e personalizzazione; formazione; risorse professionali, organici; certificazioni; rapporti con le risorse e i soggetti esterni alla scuola; specifiche tipologie di BES; strutture di supporto.

Sulla base delle considerazioni emerse, il professor Rovetta ha realizzato a settembre la "Rilevazione delle questioni aperte sui BES", un interessante ed efficace documento contenente una sintesi, area per area, delle questioni più ricorrenti, alcune domande specifiche e relative osservazioni.

I quesiti contenuti nel primo documento e le osservazioni da essi tratte nel secondo rispecchiano fedelmente le perplessità sollevate dalla maggior parte delle scuole a seguito della Direttiva di dicembre 2012 sui BES che la successiva Circolare di marzo 2013 non ha contribuito a risolvere.

Le scuole lamentano innanzitutto la mancata assegnazione di risorse a fronte dell'impegno che viene loro richiesto a tutela della reale inclusione di tutti gli alunni: nessuna prospettiva di potenziamento dell'organico e il rischio che la presa in carico personalizzata si traduca in un ulteriore adempimento burocratico. Per ogni tema trattato spiccano alcune criticità rispetto a cui emerge la necessità di ottenere quanto prima chiarimenti. Da più parti si rileva la necessità dei docenti di non essere lasciati soli a gestire situazioni complesse, a partire dall'individuazione della condizione di "BES" di un alunno.

In particolare, c'è un tipo di BES rispetto a cui i docenti si sentono decisamente poco attrezzati di fronte alla responsabilità che sono chiamati ad assumere. Qualcuno, con ironia, li ha definiti "incontri ravvicinati del terzo tipo": non DVA né DSA (anche questi rientrano fra i BES, ma i DVA, diversamente abili, o meglio, persone con disabilità e i DSA, alunni con disturbi specifici dell'apprendimento, godono quanto meno delle tutele di apposite leggi, a partire rispettivamente dalla L. 104/92 e dalla L. 170/2010).

Come affrontare situazioni che derivano da condizioni non codificate clinicamente, che possono essere affrontate in modi molto diversi a seconda della prospettiva e della preparazione di chi le osserva? Come impostare una pianificazione articolata e flessibile, con strumenti disponibili per quegli alunni e studenti i cui bisogni educativi speciali rientrano in una zona grigia che lascia ampi spazi di interpretazione o sono caratterizzati da un diffuso disagio socio-economico?

La difficoltà di categorizzare una condizione dai contorni indefiniti, abbinata alla consapevolezza di non poter contare su strumenti e risorse professionali ed economiche adeguati a promuovere una efficace personalizzazione e inclusione, favoriscono negli insegnanti una diffusa sensazione di solitudine e di inadeguatezza nei confronti di una responsabilità ritenuta superiore alle proprie competenze. A tale proposito vi è una urgente domanda di formazione, la cui obbligatorietà è auspicata da molti.

I documenti ufficiali sinora diffusi mancano di uniformità delle informazioni, pur essendo stati concepiti al fine di fornire indicazioni operative e rassicurare le scuole. Un esempio fra tutti, il Piano annuale per l'inclusività (PAI). La circolare 8 di marzo indicava il mese di giugno come scadenza per l'elaborazione di tale documento, anche ai fini della richiesta di organico di sostegno, invitando le scuole a formulare "una proposta di Piano annuale per l'inclusività riferito a tutti gli alunni con BES, da redigere al termine di ogni anno scolastico (entro il mese di giugno)" e specificando che "Il Piano sarà quindi discusso e deliberato in Collegio dei docenti e inviato ai competenti Uffici degli UUSSRR, nonché ai GLIP e al GLIR, per la richiesta di organico di sostegno, e alle altre istituzioni territoriali come proposta di assegnazione delle risorse di competenza".

Con la nota del 11.06.2013, l'USR Lombardia informava invece che "per quest'anno, tale compilazione non sostituisce le richieste di organico di sostegno delle scuole". E aggiungeva: "A tale proposito si segnala che, a partire dal prossimo anno scolastico, sarà messo a disposizione delle scuole un apposito portale regionale per la richiesta dell'organico di sostegno, che consentirà di acquisire anche la documentazione e certificazione specifica". Che il PAI non sostituisca le richieste di organico di sostegno e che la scadenza di Giugno non sia più così è confermato dalla successiva nota MIUR del 27.06.13. Sin qui i documenti ufficiali.

Circola però in rete, una bozza di circolare MIUR contenente ulteriori indicazioni - " Strumenti di intervento per alunni con Bisogni educativi speciali. Chiarimenti". Secondo tale bozza , l'adozione di un piano didattico personalizzato (PDP) non può che conseguire dalla valutazione unanime del Consiglio di classe o del team docenti "in presenza di richieste dei genitori accompagnate da diagnosi che però non hanno dato diritto alla certificazione di disabilità o nel caso di difficoltà non meglio specificate". E prosegue: "E' quindi facoltà dei Consigli di classe o dei team docenti individuare -eventualmente anche sulla base di criteri generali stabiliti dal Collegio dei docenti- casi specifici non ricadenti nei disturbi clinicamente riscontrabili, per i quali sia possibile attivare percorsi di studio individualizzati e personalizzati, formalizzati nel PDP".

Sarebbe utile comprendere meglio il significato di "difficoltà non meglio specificate" e di "casi specifici non ricadenti nei disturbi clinicamente riscontrabili". Per quanto attiene agli alunni non italofoni, la bozza invita ad attivare il PDP solo in via eccezionale, considerata la necessità di predisporre interventi didattici di altro tipo e rassicura sulla funzione del PDP in quanto strumento volto ad adattare la metodologia didattica e non, come temuto da molti, come soluzione per abbassare gli obiettivi di apprendimento. Il PAI, vi si afferma, non va considerato come ulteriore adempimento burocratico ma come strumento che favorisca la cultura dell'inclusione. Con riferimento ai GLI, si preannuncia l'avvio di specifici percorsi di formazione per i referenti di istituto.

Il documento prevede anche per altre tematiche relative ai BES percorsi di formazione a vari livelli così come tavoli di confronto e dà inoltre notizia di una conferenza di servizio che sarebbe stata convocata per i referenti regionali per disabilità e DSA il 9 Ottobre u.s. e dell'attivazione entro fine Ottobre di un portale dedicato alla formazione del personale docente sull'inclusione scolastica (www.istruzione.cts.it - già citato dalla Direttiva).

Il portale, ad oggi, non è ancora accessibile in rete. Le linee guida regionali, che saranno certamente uno strumento utile alla corretta interpretazione e applicazione delle disposizioni ministeriali, sono in fase di realizzazione. E' logico supporre che l'Ufficio Scolastico Regionale voglia attendere l'eventuale pubblicazione della circolare MIUR di chiarimento di cui sopra prima di procedere al rilascio delle linee guida, integrate e adattate in funzione dei contenuti della versione definitiva della suddetta circolare.

11 novembre 2013