Anffas Nazionale, che sottoscrive il presente documento, congiuntamente allo sportello nazionale Anffas Onlus per l'Inclusione scolastica, che ne è l'estensore, non aveva fino ad oggi, manifestato sulla stampa il proprio pensiero sulle novità introdotte dalla Legge "Gelmini", ritenendo che fosse necessario procedere ad una preventiva, attenta ed oggettiva analisi, sulle novità introdotte dalle nuove previsioni normative.
A tal riguardo, si rimanda al documento tecnico di analisi predisposto dall'ufficio stampa, comunicazione, politiche sociali e S.A.I.? Anffas Nazionale, allegato alla presente e rispetto al quale il Ministero, ad oggi, non ha dato alcun riscontro alle richieste di spiegazioni ed approfondimenti, contenute nel documento e necessarie per fare piena chiarezza su alcuni punti che rimangono equivoci e controversi.
Allo stesso tempo, Anffas ha ritenuto necessario approfondire ulteriormente tali temi attraverso un confronto con l'intera base associativa, anche al fine di censire quale sia l'effettiva situazione sull'intero territorio nazionale, coinvolgendo tutte le strutture associative Anffas del territorio.
Pertanto. Il quadro che emerge, come illustrato nel presente documento e nella nota allegata, è il seguente.
CRITICITA'
* Si è ancora in attesa, come sopra detto, di ottenere riscontro da parte del Ministero sui chiarimenti richiesti con il documento allegato.
* Si è in attesa della una convocazione dell'Osservatorio nazionale per l'integrazione scolastica del Miur, richiesto come Fish già da luglio al Ministro Gelmini a cui è stato consegnato il documento sulle linee guida per l'inclusione scolastica degli alunni con disabilità;
* i continui annunci facevano immaginare la presentazione di un progetto pedagogico ed amministrativo organico, mentre si ha sempre più la certezza che si tratti solo di tagli di spesa fini a se stessi;
* la mancanza di un preventivo confronto, coinvolgendo anche il mondo delle associazionismo ed Anffas in particolare, che, essendo la scuola patrimonio e futuro della Nazione, avrebbe, a nostro avviso, consentito l'individuazione di uno spazio comune di lavoro, al di sopra degli schieramenti politici.
Oggi, a seguito delle mancate risposte, nonché dell'avvio di un confronto, riteniamo di dover esprimere le nostre preoccupazioni, i nostri dubbi sicuri, che quanto accade riguarda in maniera del tutto particolare gli alunni e studenti con disabilità e l'avanzamento del processo di inclusione scolastica,

PREMESSA
Anffas Onlus, ovviamente, ragiona in chiave inclusiva e, pertanto, è interessata al funzionamento del sistema scolastico nel suo complesso, nell'accezione che, appunto, all'interno del sistema di funzionamento del complessivo sistema scolastico devono trovare pieno riconoscimento i diritti all'istruzione e all'educazione anche degli alunni e studenti con disabilità, ricorrendo sempre meno a norme ed interventi categorizzanti e pertanto l'analisi che andiamo a realizzare riguarda, appunto, il sistema scolastico nel suo complesso.
Il tema economico, oggi, è centrale, ma la scuola è diventata il capro espiatorio delle molte e complesse difficoltà finanziarie del nostro paese, che hanno un'origine lontana nel tempo e nello spazio. La scuola e altre amministrazioni pubbliche sono state oggetto di una [campagna di denigrazione generalizzata] che non ha tenuto in nessuna considerazione gli sforzi fatti negli ultimi anni di razionalizzazione della spesa (accorpamento delle scuole…), di semplificazione delle procedure e dell'attribuzione delle responsabilità alle realtà locali per es. con l'autonomia.
I "numeri" forniti a sostegno dei tagli sull'eccesso di insegnanti e sull'alto rapporto del numero insegnanti-alunni, a fronte degli esiti insoddisfacenti enfatizzati e non analizzati, non tengono conto della peculiarità della scuola di base italiana per alcune sue caratteristiche osservata con interesse e ammirazione dagli altri paesi europei: l'organizzazione e la gestione della scuola dell'infanzia e primaria, l'inclusione degli alunni con disabilità nei diversi ordini di scuola….
Gli interventi sul voto di condotta, sui voti di profitto per il passaggio da una classe all'altra, e non ultimo il dibattito "grembiule si- grembiule no", hanno distolto l'attenzione dalla dimensione pedagogica generale, non sono stati accompagnati da una adeguata discussione sui loro effettivi significati e hanno orientato l'attenzione su aspetti marginali del cambiamento proposto puntando su contenuti che hanno prodotto un facile consenso (Voto in decimi e/o con giudizio).
Adesso che il decreto è diventato legge dello stato, che l'intervento pedagogico educativo è stato esplicitato, sebbene intrecciato con la dimensione economica (è emblematico il tema del maestro unico), vorremmo contribuire alla discussione per sostenere e rafforzare la necessaria separazione tra principi educativi, metodologie didattiche, stato delle risorse economiche. Il metodo fin qui utilizzato ha confuso i piani del dibattito tentando una semplificazione impossibile. La fretta di agire ha mescolato, confuso i piani e determinato "incomprensioni" che lo stesso governo ammette pur relegandole alla sfera della comunicazione e delle "diatribe" politiche.
Oggi il problema dell'università e della ricerca è stato individuato come tema specifico, si riconosce la necessità di mantenere un tempo scuola lungo, il bisogno di non licenziare gli insegnanti precari, la possibilità di graduare e differenziare l'iter legislativo.

ANALISI DI CONTESTO
Vorremmo allora focalizzare l'attenzione su due aspetti: il primo riguarda le caratteristiche della popolazione scolastica, il secondo il complesso e non eludibile tema della valutazione.
La popolazione scolastica richiama un'idea di eterogeneità riguardo all'età, alla provenienza socio economica culturale, ai bisogni e alle aspirazioni. La complessità che ne deriva quando si interviene in ordine all'educazione, è all'origine della diversa articolazione degli ordini di scuola e dei criteri a cui si ispira l'intervento educativo. La scuola dell'Infanzia e la scuola Primaria richiedono attenzioni diverse da quelle della scuola secondaria. Se n'è accorto anche il Ministro quando ha dovuto correggere quanto affermato relativamente alle conseguenze di una insufficienza per "bocciare".
La presenza generalizzata degli alunni con disabilità e, oggi, la rilevante presenza degli alunni stranieri è emblematica di un'idea di scuola di base che accoglie tutte le differenze e le considera una risorsa irrinunciabile per la crescita di tutta la popolazione scolastica. Dopo un trentennio di scuola "inclusiva", oltre le difficoltà, non è possibile non riconoscere le conquiste realizzate: la non discriminazione si apprende praticandola, le potenzialità si sviluppano quando trovano chi desidera, vuole e può riconoscerle.
Queste idee non appartengono ad alcun partito politico ma sono principi enunciati nella nostra Costituzione gradualmente attuata negli anni con leggi e disposizioni che hanno accompagnato il cambiamento culturale del nostro paese e di cui si dovrebbe essere fieri, pur condividendo il riconoscimento di eventuali eccessi, peraltro, corretti nel tempo dalla riflessione e dagli eventi.
La valutazione. Sono generalmente accolti, ma non analizzati gli esiti delle valutazioni della popolazione scolastica italiana nel confronto con quelli degli altri paesi stranieri.
Tutti riconoscono questi esiti non soddisfacenti da tempo, per questo motivo è stato istituito, già dal Ministro Moratti, un sistema di valutazione nazionale INVALSI, il cui lavoro rischia di essere perduto. Essi, infatti, richiedono un lavoro che si sviluppi nel tempo che evidenzi i percorsi didattici degli alunni e dei docenti, individui le cause, elabori dei rimedi e formuli delle proposte. La riduzione della spesa non è la risposta adeguata. Gli esiti insoddisfacenti si riferiscono alla media nazionale, non tengono conto delle differenze sul territorio, nei diversi ordini e gradi di scuola, e a quanto viene proposto e ricercato per dare "efficienza" ed "efficacia " all'intervento educativo.
L'attenzione a questo aspetto avrebbe evidenziato la relazione tra esito e percorso e favorito il riconoscimento della differenza tra la valutazione degli esiti e la valutazione dei processi. Non può essere questa una differenza conosciuta soltanto dagli esperti. Chiunque può facilmente comprendere che nella scuola di base, quella in cui devono essere presenti tutte le differenze, non si può non tener conto nella valutazione dei livelli di partenza, che i percorsi "individualizzati" obbligano ad una valutazione degli esiti articolata e graduata.
Semplificare in questo ambito può essere soltanto un desiderio, frutto della stanchezza e del mancato riconoscimento sociale della scuola, che danneggia il bambino, non valorizza le sue peculiarità, nega la professionalità del docente, nonché la complessa e articolata funzione dell'educazione-istruzione.
La valutazione degli esiti invece è importante e imprescindibile quando il bambino diventato adolescente, deve imparare a riconoscere i propri interessi, le proprie attitudini, le competenze e le abilità richieste in un percorso formativo che lo avvia verso le specializzazioni e le attività lavorative.
Queste poche note richiederebbero un confronto e un dibattito serio e articolato con la partecipazione di tutte le componenti: docenti, studenti, personale scolastico, pedagogisti. Ma il tempo è tiranno, ci viene proposta una scuola oggetto di tagli, per questo e per i prossimi anni, che ci fa immaginare la fuga dal pubblico al privato di quanti necessitano di un tempo lungo o di coloro che potranno permettersi costi ancora più elevati e luoghi educativi solo apparentemente protetti e garantiti.
Il rischio che rileviamo è che, in via diretta o anche indiretta, si finisca con il produrre un impoverimento della scuola pubblica alla quale verrà a mancare la ricchezza di una popolazione eterogenea costituita non solo dalle differenze individuali, ma anche dalle differenze culturali, sociali, economiche di cui ogni persona è portatrice, così perdendo la scuola pubblica la sua caratteristica di luogo di riconoscimento, affermazione, valorizzazione delle differenze e della reciproca accoglienza. Gli apprendimenti didattici, privati della loro valenza sociale e umana, ne usciranno immiseriti, volti alla competizione e non utilizzabili in quell'ambito cooperativo di cui necessita il nostro paese.

Anffas, nel ribadire che occorre realizzare "senza se e senza ma" un modello scolastico in tutti i suoi cicli pienamente inclusivo, chiede al Ministro di aprire un tavolo di confronto, dichiarando sin d'ora la forte opposizione delle famiglie associate a quanto fin qui posto in essere che, ove non opportunamente ripreso e modificato, comporterà inevitabili azioni di contrasto e di mobilitazione.

(19 novembre 2008)