Fonte www.west-info.eu - Ogni bimbo ha il diritto di divertirsi, ma giostre e scivoli nelle nostre città sono inaccessibili a chi ha una disabilità. Nasce da qui il progetto "Parchi per tutti" di Claudia Protti e Raffaella Bedetti. Due mamme di Santarcangelo di Romagna che hanno lanciato sul web la loro battaglia per sensibilizzare le amministrazioni locali sul problema delle barriere architettoniche. Idea nata tra tanti impegni lavorativi, ma che ha permesso in poco tempo di ottenere più di 5.000 sostenitori su Facebook e di avere l'attenzione di numerosi enti e quotidiani nazionali.

Tutto ha avuto inizio dopo l'ennesima faticosa visita al parco giochi di Raffaella in compagnia del figlio Cristian, che soffre di una malattia muscolare agli arti. Gradini, sassi e altalene senza schienale diventano i peggiori nemici per chi usa la carrozzina, ma vorrebbe godere di qualche ora di divertimento. Complice la passione per la scrittura di Claudia, hanno aperto un blog, per poi muoversi concretamente sul territorio. E una lettera con la richiesta di un parco giochi inclusivo le ha portate a incontrare i rappresentanti del loro Comune. "Al momento abbiamo ricevuto molta solidarietà, a parole – dice Claudia a West – in pratica non si è ancora mosso niente. Ma io e Raffaella confidiamo profondamente nella sensibilità della nuova amministrazione".

Un parco inclusivo serve ai più piccoli per interagire e stringere amicizia, perché progettato tenendo conto anche delle disabilità motorie e neuro-sensoriali. Seguendo linee guida ben precise (eccole pubblicate dal comune di Jesolo), si possono rendere accessibili a tutti scivoli e ponti tibetani, o creare divertenti percorsi per bimbi ipovedenti.

Luoghi di questo tipo in Italia ce ne sono, ma non abbastanza. Alcuni difficoltosi da raggiungere anche solo per le mamme con un passeggino o i nonni con il bastone. Un esempio: a Firenze solo 9 su 126 vantano un'attrezzatura specializzata. A tale proposito sta per iniziare una campagna volta a garantire il diritto al gioco da parte del Cesvot (Centro Servizi Volontariato Toscana). Lo stesso che aveva ricordato pochi giorni fa come nella regione solo il 18 % dei comuni avesse presentato e attuato il Peba (Piano per l'eliminazione delle barriere architettoniche). E il disagio, purtroppo, è sentito anche Oltralpe, in uno dei luoghi dei sogni dei ragazzi: Disneyland Paris, con la denuncia raccolta dall'associazione francese Unapei.

Viene da chiedersi: se esiste il diritto universalmente riconosciuto del gioco (art. 23 e art. 31 convenzione sui diritti dell'infanzia UNICEF), non dovrebbe essere garantito proprio negli spazi creati per il divertimento dei più piccoli per evitare che diventino luoghi di frustrazione? Mancano forse le risorse per progettare strutture accessibili a tutti?

"Purtroppo è solo un problema di mentalità – risponde delusa Claudia - Come si organizzano Notti Rosa e Concerti di Capodanno, si può raccogliere qualche soldo per un parco inclusivo, tramite eventi di beneficenza o chiedendo sponsor a commercianti e istituti bancari". Anche per questo sul loro blog danno visibilità ai centri che cercano fondi o regalano ai comuni giochi per bimbi disabili. E voilà: pochi giorni fa sono state donate due altalene speciali a Taranto per chi è in carrozzina. Ben fatto.

15 luglio 2014