Fonte - www.vita.it - Nella produzione ed erogazione di servizi il nostro Paese non raggiungerebbe mai l’attuale grado di welfare se non potesse contare sul contributo della variegata galassia del terzo settore, che contribuisce direttamente al 4,3% del nostro Pil, equivalente a 67 miliardi di euro. Una ricchezza che andrebbe affiancata anche con il risparmio e il benessere sociale derivante dalle ore di lavoro messe gratuitamente a disposizione da oltre 4 milioni di volontari. A sostenerlo è la ricerca I.T.A.L.I.A. – geografia del nuovo made in Italy elaborata da Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison.

La sezione riservata al Terzo settore curata grazie anche al supporto di Paolo Venturi è consultabile sotto il titolo Localismo e sussidiarietà. Molto utili in particolare i passaggi sul valore economico e sociale del Terzo settore. Scrivono i ricercatori: «Dal punto di vista del valore economico, il Terzo settore contribuisce ad un 4,3% del Pil (con un volume di entrate annuo stimato di 67 miliardi di euro). Dati ancor più significativi se accompagnati da una quantificazione del risparmio sociale derivante dalle ore di lavoro messe gratuitamente a disposizione dai quattro milioni di volontari e, ancor più, dal benessere materiale e immateriale apportato a chi ha beneficiato delle loro prestazioni, del loro aiuto e della loro solidarietà. Infatti, una recente stima del valore economico del lavoro volontario in Italia, basata sulla determinazione dell’ammontare delle ore di volontariato prestate trasformate in unità di lavoro equivalente (ULA)34, ha evidenziato come tale valore sia pari a 7.779 milioni di euro 35. In termini relativi, questa stima corrisponde allo 0,7% del Pil; nel complesso, il volontariato in termini economici rappresenta il 20% dell’ammontare complessivo delle entrate delle istituzioni non-profit».

Ma al di là del valore economico la Ricerca mette a fuoco anche il risparmio per la pubblica amministrazione dei servizio resi dal non profit: «…Due recenti ricerche hanno dimostrato come l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate operato dalle cooperative sociali, oltre al valore intrinseco che porta con sé, comporti anche un risparmio in termini monetari per la Pubblica Amministrazione. Il primo contributo riguarda la regione Lombardia e ha messo in luce come il risparmio annuo medio derivante dall’inserimento lavorativo per la P.A. sia pari a 4.209 euro per singolo soggetto svantaggiato inserito, con valori che oscillano tra un minimo di 4.689 euro e un massimo di 5.931 euro a seconda della tipologia di svantaggio considerato.

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21 Luglio 2015