Pubblicato sul sito di
Superando - «Grazie per averci inviato questo scritto. Purtroppo non
siamo soliti pubblicare articoli o interventi non richiesti. Se vuole ridurlo
alla misura e alla forma di una lettera (massimo di 25 righe), lo pubblicheremo
senza problemi».
Questa è stata la risposta della Segreteria di Direzione
del quotidiano «la Repubblica» a Giampiero Griffo, componente del Consiglio
Mondiale di DPI (Disabled Peoples' International), uno dei "padri" della
Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, alla sua richiesta di
pubblicazione di un intervento da noi integralmente ripreso qualche settimana fa
(con il titolo Altro che compassione:
bisogna denunciare le responsabilità della società! ), dopo che la
stessa «Repubblica» aveva dato ampio spazio alla denuncia di Shulim Vogelmann
(con il titolo Tutti fermi, in silenzio, ad
osservare ...), riguardante una vicenda di discriminazione ai danni
di una persona con disabilità, accaduta sul treno Eurostar Bari-Roma e
successivamente un tantino "riveduta e corretta".
«Giusto riflettere su
quella storia - aveva tra l'altro scritto Griffo - ma non usando toni caritativi
e patetici», come aveva fatto «la Repubblica» nel presentarla, «bensì
interrogandosi sulle responsabilità della società che ha reso gli stessi
disabili "cittadini invisibili", soggetti a discriminazioni e mancanza di
opportunità rispetto agli altri».
Ora, di fronte alla pur cortese risposta
con cui il quotidiano ha sostanzialmente negato la pubblicazione di
quell'intervento, è ancora Griffo a proporre un'ulteriore riflessione,
sottolineando la perdurante «arretratezza culturale del giornalismo italiano sul
tema della disabilità».
S.B.
Nel proporre la pubblicazione del mio intervento a «la
Repubblica», l'intento non era "lamentativo" o di denuncia. Avevo invece pensato
che si potesse cogliere l'occasione per aprire una discussione culturale.
Putroppo in Italia il sistema mediatico non presta attenzione al tema della
disabilità e quando una vicenda come quella del viaggiatore in treno - che
alcuni articoli poi hanno ridimensionato nella parte riguardante il trattamento
inadeguato che la persona avrebbe subìto - viene sollevata da una lunga lettera
e posta in prima pagina della «Repubblica», ci si aspetta che sulla vicenda
stessa si chiedano pareri a chi è un esperto della materia.
Questo non è
avvenuto, anzi si è accentuato il tema della "compassione", della "mancanza di
solidarietà", della società che non si occupa degli "altri". Sono anch'io
consapevole che questo è un tema importante e che è vero che la società italiana
sta diventando indifferente rispetto a certe situazioni, ma nella vicenda del
treno non era questo il tema principale.
Purtroppo con quella storia si è
continuato a scrivere utilizzando un modello di disabilità "ottocentesco", come
se le persone con disabilità fossero "poverine", "da proteggere" e "da
assistere". Il rispetto dei loro diritti umani, che è il nuovo paradigma
internazionale che spiega la condizione di queste persone e pone gli strumenti
di tutela attaverso la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità,
necessita di un nuovo linguaggio, di un quadro culturale di riferimento che in
Italia è veicolato quasi esclusivamente dalle associazione di promozione e di
tutela.
La risposta di «Repubblica» alla richiesta di pubblicazione del mio
articolo ripropone, ahinoi, la grande arretratezza culturale del giornalismo
italiano sul tema della disabilità: nessun giornale italiano, ad esempio, ha
dato risalto all'approvazione della Convenzione ONU, un documento che riguarda e
riguarderà concretamente la vita di 650 milioni di persone, ovvero "la terza
nazione del mondo", per usare la felice espressione adottata da Matteo Schianchi
in un suo recente e fortunato libro. E dispiace che anche un organo di
informazione come «la Repubblica» debba essere incluso in questa arretratezza.
Giampiero Griffo
26 gennaio 2010