logo EFCDiffuso uno studio presentato da European Foundation Centre

Fonte www.efc.be - E' stato diffuso dall'European Foundation Centre, associazione internazionale costituita da Fondazioni che ha come finalità la diffusione di informazioni sul ruolo e le attività delle Fondazioni, lo "Studio sulle sfide e le buone pratiche per l'attuazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità" commissionato nell'ambito del programma comunitario per l'occupazione e la solidarietà sociale - PROGRESS (2007-2013) con l'obiettivo di prendere in esame gli obblighi previsti nella convenzione ONU e raccogliere contemporaneamente le informazioni sulle diverse pratiche realizzate da parte della UE e dei suoi Stati Membri per mettere in atto le linee guida della Convenzione stessa.

In particolare, attraverso questo studio, si è cercato di identificare sia gli ostacoli che rendono difficoltosa l'attuazione della Convenzione che le misure che invece ne facilitano l'applicazione. In tal senso, i risultati hanno messo in luce l'esistenza ancora di molti ostacoli, qui sintetizzati brevemente, che impediscono la piena applicazione della CRPD:

difficoltà e non uniformità nell'attuare pienamente il concetto base della Convenzione, ossia nel considerare le persone con disabilità come soggetti che possiedono uguali diritti e che per questo meritano pari rispetto, non come oggetti da gestire o di cui avere pietà;

mancata attuazione della CRPD da parte della maggioranza degli Stati Membri che non hanno ancora rivisto, nell'ottica della convenzione, né la loro legislazione né le politiche nazionali e mancanza di sistemi di monitoraggio nazionali;

mancata realizzazione di leggi contro la discriminazione. Lo studio, infatti, ha evidenziato che attualmente le leggi anti-discriminazione esistono e sono applicate principalmente per ciò che concerne l'ambito lavorativo, sia relativamente all'Unione Europea che agli Stati Membri ma che solo alcuni di questi le hanno estese ad altri ambiti. Manca ancora, quindi, una legislazione a 360°;

carenza dell'accessibilità: nonostante la ricerca abbia evidenziato alcuni progressi relativamente agli standard di accessibilità per le persone con disabilità (molti paesi europei, ad esempio, hanno inserito nel loro ordinamento legislativo nazionale delle leggi specifiche sul principio di accessibilità), questi non sono ritenuti sufficienti per arrivare alla piena attuazione del diritto sancito dall'art. 9 della Convenzione. La ricerca, inoltre, ha evidenziato il problema della mancata formazione specifica rivolta ai professionisti di settore come architetti o ingegneri, mancanza che può ovviamente influire e danneggiare l'inclusione delle persone con disabilità;

pochi progressi nell'ambito della capacità giuridica. Pochi paesi hanno modificato le proprie leggi per ciò che riguarda la capacità giuridica delle persone con disabilità che resta così un gap per molti Stati Membri, ancora legati ad un modello restrittivo. Frequentemente, inoltre, dove esiste una figura designata al supporto delle persone con disabilità nel loro processo decisionale, non vi è una chiara definizione dei compiti e la conseguenza principale di questa situazione è la possibilità che queste figure vadano oltre i loro doveri, scavalcando così le persone che dovrebbero supportare e la loro capacità giuridica;

vita indipendente: in base all'indagine, ancora oggi in molti paesi sono in vigore delle leggi che consentono l'istituzionalizzazione delle persone con disabilità, andando così ad ostacolare l'inclusione sociale e la partecipazione alla vita comunitaria. Nei paesi in cui vi sono delle attività volte a promuovere la vita indipendente delle persone con disabilità, carenze relative ai pagamenti indiretti o a regimi di finanziamento personalizzati restano comunque un ostacolo da superare;

lavoro: in ambito lavorativo, lo studio ha evidenziato che gli Stati Membri hanno accolto e applicato la direttiva 2000/78/EC sulla parità di occupazione e hanno così vietato, per legge, la discriminazione sulla base della disabilità all'interno del contesto di lavoro, stabilendo disposizioni per gli accomodamenti ragionevoli per persone con disabilità. Nonostante ciò, anche in questo settore i problemi permangono: i dati sui bassi tassi di partecipazione al mercato del lavoro delle persone con disabilità, ad esempio, indicano che la strada da fare per applicare concretamente la legislazione attuale è ancora lunga;

istruzione: lo studio ha rivelato che in molti paesi è ancora possibile, e spesso favorita, la possibilità di inserire bambini con disabilità in strutture speciali, cosa che ostacola una piena ed efficace integrazione nei sistemi scolastici. A questo si aggiunge anche la frequente mancanza di risorse per offrire servizi personalizzati e assistenza agli studenti con disabilità, oltre che la mancanza di formazione specialistica per gli insegnanti di sostegno;

partecipazione alla vita politica: la ricerca ha evidenziato che molti Stati Membri hanno adottato disposizioni legislative per rendere accessibile la vita politica, consentendo così un'integrazione in tal senso. Nonostante questo, è risultato che, ad esempio, le schede elettorali o più in generale i materiali informativi sulle elezioni, non sono ancora realizzati in linguaggi alternativi come braille o easy-to-read. In alcuni casi, inoltre, il diritto alla segretezza del voto non è rispettato. Per quanto concerne la partecipazione ai processi decisionali, molti paesi hanno istituito dei forum consultivi sulla disabilità di cui però non si conosce la reale efficacia;

mancanza di formazione: l'indagine ha evidenziato una carenza, sia per l'Unione Europea che per gli Stati membri, per ciò che riguarda la formazione di specifiche figure come avvocati, giudici, amministratori pubblici, architetti, ingegneri. Si rende così urgente le realizzazione di seminari di formazione focalizzati sull'attuazione della Convenzione e rivolti anche alle persone con disabilità e ai rappresentanti delle organizzazioni che tutelano e promuovono i loro diritti;

mancanza di dati e statistiche relative alle persone con disabilità: lo studio ha sottolineato la mancanza di dati e di metodologie ad hoc per la raccolta di questi che possano fornire una base per la realizzazione di politiche sociali, nonostante alcuni strumenti suggeriti dal Consiglio dell'Unione Europea.

Sulla base di quanto emerso, lo studio fornisce alcune indicazioni per favorire un cambiamento del contesto attuale, cercando di promuovere una piena applicazione della Convenzione.

Tra le principali linee guida indicate vi sono: la messa in atto di screening e monitoraggi per migliorare sensibilmente i vari ordinamenti legislativi nell'ottica della Convenzione per garantirne il pieno rispetto; la realizzazione di attività per promuovere la conoscenza della Convenzione (ad esempio divulgandola in più lingue possibili); l'applicazione del diritto alla non discriminazione e all'accessibilità in tutti i contesti, non solo in quello lavorativo; l'apertura alla consultazione di persone con disabilità e delle organizzazioni rappresentanti per ciò che riguarda ogni genere di discussione sull'applicazione della Convenzione; l'abolizione delle restrizioni giuridiche e l'implementazione delle figure di supporto in ambito giuridico, ponendo particolare attenzione agli eventuali "abusi di potere" di tali figure; l'incremento dell'occupazione delle persone con disabilità e la piena partecipazione e integrazione alla vita scolastica; la garanzia di pagamenti diretti e di regimi di finanziamento personalizzati al fine di non ostacolare la vita indipendente delle persone con disabilità.

12 aprile 2011

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