mano che regge una margherita"Il welfare è un diritto, non è elemosina", così era scritto su uno dei striscioni sotto al Campidoglio, nel corso di una manifestazione

Tratto da: www.disablog.it - I tagli ai servizi sociali stanno pesantemente colpendo le famiglie delle persone con disabilità e i lavoratori del settore. Per questo, a Roma, Napoli e Genova è sceso in piazza un vasto coordinamento di associazioni del volontariato e sindacali che hanno voluto dimostrare la loro rabbia. Nella capitale una manifestazione si è svolta sotto il Campidoglio. L'iniziativa fa parte della campagna "I diritti alzano la voce". Al centro delle rivendicazioni quella per un welfare che non tagli i servizi sociali e diminuisca le spese militari.

"Il welfare è un diritto, non è elemosina", campeggia nel bel mezzo della scalinata che porta al Campidoglio, a Roma, uno dei tanti striscioni che hanno popolato la manifestazione nella capitale. Sotto la sede del Comune, operatori sociali e famiglie di persone condisabilità, uniti per protestare contro i tagli ai servizi sociali.

L'iniziativa fa parte della campagna "I diritti alzano la voce", promossa da 26 organizzazioni del volontariato e del terzo settore italiani. A Roma tutto è stato organizzato dal coordinamento Roma Social Pride, ma analoghe manifestazioni si sono svolte anche a Napoli e Genova.

Una folla determinata e si capisce il perchè. A rischio ci sono quei settori che hanno assoluto bisogno di un'assistenza degna di questo nome. Bambini con disabilità, minori a rischio, rom, immigrati. Ma temono anche gli operatori che svolgono un lavoro imprescindibile per le grandi città. I tagli lineari, in certi casi, hanno raggiunto l'80%.

«Sta succedendo una cosa molto chiara – dice Fabio Nobile, consigliere comunale della Federazione della Sinistra – , c'è una rabbia importante arrivata ai massimi livelli di fronte a tagli che penalizzano i servizi e fanno perdere il posto a molti lavoratori. Evidente la priorità del governo non è quella di dotare Roma e l'Italia di servizi sociali adeguati ma quello di scaricare la crisi verso i settori sociali e magari di notte bombardare la Libia aumentando le spese militari».

La versione integrale di questo articolo è disponibile all'indirizzo: www.agenziami.it

28 aprile 2011

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