Tratto da: www.quotidianosanita.it - Nel 2050 un
italiano su sette avrà più di 80 anni. E la spesa per assistere le persone non
autosufficienti potrebbe passare dal 1,7% di oggi a quasi il 4% del Pil. Secondo
il rapporto Ocse serve una nuova politica che punti a sgravare
le famiglie dal peso dell'assistenza. Suggeriti anche nuovi criteri per
regolarizzare le badanti che tengano conto della domanda in crescita.
A
metà secolo il nostro Paese conterà un ultraottantenne ogni sette
abitanti . Più anziani di noi solo il Giappone, la Germania e la Corea
del Sud. Un trend di invecchiamento cui farà riscontro un aumento delle persone
non autossuficienti bisognose di assistenza continuata. Questo il quadro
rilevato dall'Ocse in un rapporto sulle Long Term Care nel
Mondo. "In Italia - sottolinea l'Ocse - la famiglia riveste un ruolo
assai importante nella prestazione di cure agli anziani. Tuttavia, l'aumento
della partecipazione delle donne al mercato del lavoro e altri cambiamenti
sociali metteranno e dura prova questo modello. La popolazione in età
lavorativa, espressa come percentuale della popolazione totale, sarà nel 2050 la
terza più bassa in Italia tra i paesi Ocse". "E ciò - secondo lo studio - potrà
portare ad una riduzione del numero di famigliari disponibile a portare cure
agli anziani, e del personale disponibile a lavorare nel settore".
La
spesa pubblica per l'assistenza di lungo periodo ad anziani e persone con
disabilità, espressa come percentuale del Pil, è attualmente del
1.7% in Italia, ma - rileva l'Ocse - potrebbe raggiungere il 2,6% o
addirittura quasi il 4% del PIL entro il 2050. Il nostro Paese - sempre secondo
il rapporto - "dovrebbe promuovere politiche più lungimiranti per
incoraggiare la partecipazione al mercato del lavoro dei famigliari coinvolti
nella prestazioni di cure ad anziani e persone con disabilità ". Anche
perché "come in altri paesi dell'Europa del Sud, i famigliari o amici che
prestano cure informali agli anziani e persone con disabilità hanno una
probabilità più elevata di non lavorare rispetto a quelli in altre parti
d'Europa, in Australia o negli Stati Uniti". Entrando nel merito della nostra
organizzazione, l'Ocse sottolinea che "i servizi di assistenza agli anziani e
persone con disabilità in Italia sono organizzati attraverso molteplici
meccanismi o istituzioni e coinvolgono amministrazioni di diverso livello,
senza tuttavia un unico quadro giuridico generale ". Per questo
"migliorare il coordinamento tra i servizi del sociale e del sanitario, e tra
diverse autorità locali e centrali sarebbe oltremodo opportuno. La Francia, ad
esempio, ha istituito la Caisse nationale de solidarité pour l'Autonomie con il
compito, tra gli altri, di facilitare il coordinamento e di mettere in vigore
standard comuni". Del resto, osservano i ricercatori, "le prestazioni in denaro
quali l'indennità di accompagnamento hanno il vantaggio di lasciare la più ampia
libertà di scelta agli utenti, e permettono di massimizzare l'indipendenza delle
persone che necessitano cure di lungo periodo".
Tuttavia, secondo
l'Ocse, sarebbe opportuno tener conto di alcuni fattori:
- La mancanza
di applicazione uniformi di criteri di elegibilità tra le regioni italiane
rischia di lasciare diversi anziani e persone con disabilità con bisogni
insoddisfatti in alcune località;
- Subordinare le prestazioni
dell'indennità tanto alla severità del bisogno quanto al reddito della persona
disabile garantirebbe una migliore sostenibilità delle finanze pubbliche, e al
contempo garantirebbe una equa protezione per le persone bisognose di cure;
- Una migliore regolamentazione delle prestazioni in denaro al fine di
istituire un controllo efficace di come i fondi sono utilizzato permetterebbe di
limitare lo sviluppo di mercati del lavoro di badanti irregolari o operanti in
nero;
- Tenuto conto del numero assai elevato di lavoratori immigrati nel
settore delle cure agli anziani e delle persone con disabilità, diversi dei
quali operanti in nero o senza regolare permesso di soggiorno, l'Italia dovrebbe
cercare di fornire permessi di lavoro in numero proporzionale alle necessità del
mercato del lavoro di questo settore;
- Uno sviluppo adeguato e di qualità
di servizi in natura di assistenza agli anziani ed alle persone con disabilità –
a domicilio come in istituzioni specializzate – contribuirebbe ad evitare l'uso
dei servizi ospedalieri per esigenze legati alla cure degli anziani o delle
persone con disabilità.
23 maggio 2011
Per maggiori informazioni
Scarica il Rapporto Ocse