Fonte www.controlacrisi.org - A due anni e mezzo dalla "rivoluzione dei gelsomini" si sta facendo strada una nuova attenzione e un nuovo approccio ai problemi delle categorie fragili. Per la prima volta stanno nascendo associazioni non "per" le persone con disabilità ma "di" persone con disabilità.

Un articolo sui diritti dei cittadini con disabilità è stato inserito nella bozza della Costituzione. E stanno prendendo consistenza anche forme di sostegno verso altri soggetti deboli come le ragazze madri e i minori abbandonati. Se ne occupa un servizio di Maria Chiara Cugusi pubblicato sul mensile della Caritas Italiana Italia Caritas. La situazione nel paese nordafricano resta confusa e complicata.

Per esempio, per quanto riguarda la disabilità, mancano i dati nazionali e un monitoraggio del problema. Secondo uno studio parziale di Handicap international (HI) le persone con disabilità sono il 2% della popolazione (circa 200 mila persone), vivono spesso situazioni di povertà ed hanno scarso accesso a educazione, lavoro, vita sociale e politica. Ma qualcosa sta cambiando. Anche grazie ad associazioni come Handicap international che cercano di rendere consapevoli i cittadini con disabilità sui loro diritti, per la prima volta si cerca di superare la mera politica assistenzialistica.

"Dopo la rivoluzione abbiamo iniziato ad organizzare riunioni con i cittadini con disabilità – spiega nell'articolo Ben Jemaa di HI, - per informarli sulla Convenzione relativa ai diritti delle persone con disabilità, firmata dalla Tunisia nel 2008, ma di cui non conoscevano l'esistenza. Così, alcuni giovani si sono autocostituiti in associazione e hanno proposto per la prima volta, un articolo per la tutela dei loro diritti, oggi inserito nella bozza della Costituzione".

Punta invece sull'inserimento lavorativo e la zooterapia delle persone con disabilità mentali una fattoria gestita dall'Afth alle porte di Tunisi. L'Ises (Institut supérieur de l'education spécialisée), realtà di formazione professionale per cento giovani con disabilità, per vincere le resistenze della scuole dove la disabilità è ancora vista come un peso, ha avviato un progetto di formazione degli insegnanti. Anche la Fondazione don Gnocchi insieme ad altre associazioni sta lavorando sul fronte dell'inserimento lavorativo partendo dalla sensibilizzazione degli imprenditori e dalla formazione dei formatori.

Mamme e bambini. Tra i soggetti fragili della Tunisia ci sono anche i bambini abbandonati, una piaga che riguarda soprattutto i nati fuori dal matrimonio. Nel 2010 (ultimo dato disponibile), secondo il ministero degli affari sociali, i figli di ragazze madri sono stati 1.146 (lo 0,7% del totale). Il 52% non sono stati riconosciuti. Quello delle ragazze madri è un tema-tabù che grazie ad enti come il Foyer Amal e l'Inpe (Institut national de protection de l'enfance ) e associazioni come la Voix de l'enfant comincia a fare breccia nella società civile. I padiglioni dell'Inpe a Tunisi accolgono circa 350 piccoli orfani. Possono essere adottati fino a 6 anni, poi sono mandati nei cosiddetti "Villaggi sos" dove rimangono fino alla maggiore età. L'istituto assiste anche alcune ragazze madri. Oggi grazie ad una maggiore tutela legislativa, molte donne tornano a riprendere i loro figli. Il Foyer Amal è l'unico nel Paese aperto alle ragazze madri che scelgono di allevare i loro figli. Si cerca di dare loro un'indipendenza economica attraverso la formazione professionale. Un percorso difficile in un paese che "tra mille travagli prova a ridefinire la sua identità politica, sociale e culturale".

4 novembre 2013