Fonte www.vita.it - No alla stabilizzazione e all'innalzamento del tetto a 500 milioni del 5 per mille. No all'aumento del fondo per le non autosufficienze e a quello sociale. E ancora no al fondo per le ludopatie e alla liberalizzazione dei palliativisti.

La Commissione Bilancio del Senato ha fatto tabula rasa di gran parte degli emendamenti sociali che sono stati dichiarati inammissibili e respinti. Rimane aperto solo un piccolo spiraglio per il 5 per mille.

Ecco nel dettaglio.

5 per mille

Gli emendamenti per l'innalzamento del tetto a 500 milioni (il testo uscito dal Cdm prevede una dotazione di 400 milioni) e per la stabilizzazione della legge presentati da Partito Democratico, Scelta Civica e Movimento 5 Stelle sono stati tutti cassati. La Commissione Bilancio di palazzo Madama ha invece "accantonato" e quindi ammesso all'iter parlamentare solo l'emendamento Sposetti (Pd) che prevede un mini-innalzamento del tetto a 420 milioni di euro. Una cifra che secondo il vicecapogruppo democratico al Senato, Stefano Lepri, nel corso della discussione «potrebbe venir alzata anche se probabilmente non fino a 500 milioni di euro». Insomma anche nella migliore delle ipotesi il 5 per mille 2014 sarà in realtà un 4,5 per mille.

Fondo non autosufficienza

Per ora rimane lo stanziamento del Governo di 250 milioni di euro. La Bilancio ha infatti bocciato l'emendamento Bonfrisco che prevedeva un budget di 500 milioni. Fondo sociale 300 milioni. Ad oggi sono questi i fondi su cui si potrà contare, così come previsto dal governo. L'emendamento Uras che autorizzava la spesa di 375 milioni di euro per il 2014 per la copertura dei costi di rilevanza sociale dell'assistenza socio-sanitaria è stato infatti giudicato inammissibile.

Ludopatie

Bocciato anche l'emendamento De Biasi che prevedeva che le Regioni potessero potenziare i loro servizi territoriali al fine di prevenire, curare e riabilitare le persone affette da ludopatia attraverso un budget da 350 mln di euro per il 2014, istituito mediante un apposito Fondo alimentato dal 5% delle entrate derivanti dal gioco d'azzardo, al netto della quota spettante all'erario.

Cure palliative

Cassato infine anche un altro emendamento presentato dalla senatrice De Biasi che prevedeva l'idoneità a operare nelle reti per le cure palliative pubbliche o private accreditate dei medici che, indipendentemente dal possesso di una specializzazione, alla data dell'entrata in vigore della legge avessero documentato un'esperienza almeno quinquennale nel campo delle cure palliative, previa certificazione dell'attività svolta rilasciata dalla regione sulla base di criteri determinati con Dpcm, su proposta del Ministro della salute, previa intesa con la Conferenza Stato-Regioni. Rimane quindi l'obbligo di specializzazione

19 novembre 2013