Fonte www.personecondisabilita.it - Hanno vinto. Ma, ancora una volta, per vedersi riconosciuto un diritto, hanno dovuto ricorrere al tribunale. È successo a cinque genitori della Valtellina, padri e madri di ragazzi con gravi disabilità, che hanno fatto causa all'Ufficio scolastico regionale per ottenere le ore di sostegno certificate che spettavano ai loro figli.

"Abbiamo bambini e ragazzi con gravi disabilità per cui erano state dagli insegnanti e dai medici dell'Asl 18 ore settimanali di sostegno. Ma ne erano state assegnate solo nove", spiega Vanni Seletti, presidente della Fad (Federazione di associazioni per disabili) di Sondrio, che ha supportato le cinque famiglie durante l'iter. La decisione di ricorrere ai giudici, infatti, è stato solo il punto d'arrivo di un lungo tentativo di mediazione portato avanti dalla Fad che ha bussato (più volte) alla porta dell'Ufficio scolastico territoriale e poi a quella della Prefettura. Lo stesso Ufficio scolastico provinciale di Sondrio aveva chiesto all'Ufficio scolastico regionale otto insegnanti di sostegno in più che sarebbero serviti per coprire le necessità di circa trenta ragazzi con disabilità. Richiesta che a Milano non è mai stata accolta.

Giovedì 12 dicembre la sentenza. Il giudice ha accolto tutte le richieste presentate dai ricorrenti, ordinando all'amministrazione scolastica di assicurare a questi alunni con disabilità tutte le ore di sostegno che necessitano. Complessivamente sono circa settanta le ore settimanali di assistenza alla settimana che sono state riconosciute a questi alunni che, da settembre, frequentano le lezioni senza le ore di sostegno di cui avrebbero avuto diritto.

Ora ci sono altre tre famiglie pronte a ricorrere ai giudici per veder riconosciuto il diritto dei propri figli. Da segnalare che i rappresentanti di Fad e Anffas Sondrio non hanno potuto partecipare all'udienza. Motivo: l'Avvocatura dello Stato ha chiesto al giudice di far uscire Vanni Seletti e Guido Mazzoni dall'aula dal momento del dibattimento. "La nostra presenza - sottolinea Seletti - era ovviamente solo uditiva e non poteva influenzare l'esito del ricorso".

Il giudice, non senza un certo imbarazzo, ha dovuto chiedere ai due rappresentanti delle associazioni, di uscire dall'aula. "Un atteggiamento inqualificabile - commenta Seletti stigmatizzando il comportamento del rappresentante dell'Avvocatura dello Stato - frutto di un distorto senso del ruolo che in quel momento ricopriva. Rappresentava lo Stato e, in quel momento, rappresentava anche me. Uno Stato che esclude non può definirsi democratico".

7 gennaio 2014