Immediate le reazioni del governo Turco alla diffusione, sulla tv britannica, delle immagini girate di nascosto in due orfanotrofi. Immagini, agghiaccianti, che mostrano bambini e ragazzi con disabilità intellettiva che riversano in condizioni disumane. Negletti, maltrattati, legati con corde ai letti e lasciati in posizioni inumane, abbandonati in istituti degradati.

Gli unici commenti del Governo sono di condanna alle modalità con cui le immagini sono state riprese (la duchessa Sarah Ferguson , infatti, si è introdotta in questi orfanotrofi in incognito ed ha registrato il tutto con una telecamera nascosta) e la denuncia del tentativo di boicottare l'ingresso della Turchia in Europa.

Tutto qui. Nulla sulla gravissima violazione dei diritti umani che si perpetra in questi istituti. Nulla sul fatto che la Turchia ha ratificato la Convenzione sui diritti dell'infanzia e firmato la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità. I rapporti di numerose organizzazioni non governative e delle agenzie delle Nazioni Unite, però, parlano chiaro: la Turchia non è sola. Per fare un esempio, l'istituto di Ricerca Innocenti dell'UNICEF dichiara che, solo nei paesi dell'Europa Centrale e dell'Est, nel 2002, erano circa 317 mila i bambini rinchiusi in istituti. Ma sono ancora molti i paesi in cui situazioni del genere continuano ad esserci e ad essere nascoste. I diritti umani di bambini e adulti con disabilità intellettiva rinchiusi in istituti vengono continuamente violati; gli impegni internazionali gravemente disattesi. Il ruolo delle ONG che operano sul territorio diventa certamente fondamentale, sia per l'azione di denuncia, sia per il tramite che costituiscono nel veicolare la cultura dei diritti, instaurando rapporti con i governi locali.
Il fatto che le immagini riprese in Turchia siano state riprese di nascosto lascia intendere, anche ai più ingenui, che la situazione è drammaticamente diffusa e che i numeri di cui si parla sono altissimi.

Nonostante si apprezzino simili iniziative di denuncia, non si può accettare che la vita di queste persone sia lasciata al coraggio ed il buon cuore di alcuni. È responsabilità di tutti e come tale deve essere formalizzata e regolamentata . La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, al suo articolo 32 dedicato alla Cooperazione Internazionale così recita: "Gli Stati Parti riconoscono l'importanza della cooperazione internazionale e della sua promozione, a sostegno degli sforzi dispiegati a livello nazionale per la realizzazione degli scopi e degli obiettivi della presente Convenzione, e adottano adeguate ed efficaci misure in questo senso, nei rapporti reciproci e al proprio interno e, ove del caso, in partenariato con le organizzazioni internazionali e regionali competenti e con la società civile, in particolare con organizzazioni di persone con disabilità. […]". Le azioni di cooperazione internazionale di uno Stato Parte, quindi, devono necessariamente essere permeate dei principi e dettami elencati nel trattato, attribuendo quindi la responsabilità agli enti finanziatori a far si che i progetti sponsorizzati rispettino i diritti delle persone con disabilita, siano accessibili ad essi, siano inclusivi nonché alle organizzazioni stesse di un paese firmatario della suddetta convenzione a rispettare, anche in paesi terzi , i principi sottoscritti.

Anche per questo motivo, il ritardo nella ratifica della Convenzione ONU da parte dell'Italia desta grande preoccupazione. In attesa dell'operatività del Comitato sui diritti delle persone con disabilità , appena costituito, è necessario portare avanti un lavoro di sensibilizzazione, monitoraggio e analisi, in Italia e all'estero.

Per approfondire

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