Il Parlamento Europeo ha approvato, con 383 voti a favore, 116 contro e 15 astensioni, un progetto di risoluzione legislativa sulla proposta di raccomandazione del Consiglio su un'azione europea nel settore delle malattie rare.


In breve, a novembre dello scorso anno la Commissione Europea ha proposto al Consiglio di emanare una raccomandazione sul tema della malattie rare, sottoponendo già una bozza di testo. Secondo le procedure previste nel trattato istitutivo cella Comunità Europea, il Consiglio è tenuto a consultare il Parlamento ed i suoi organi preposti (Commissioni) prima di restituire il documento approvato. Motivo per cui, il 24 aprile scorso, il Parlamento ha approvato la relazione emendativa del documento originario proposto dalla Commisione (COM/2008/0726), predisposta dal deputato Antonios Trakatellis (PPE-DC) membro della Commissione Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare.


Questi i punti di forza del documento
DEFINIZIONE COMUNE DELLE MALATTIE RARE
Il documento insiste sulla necessità di avere un'unica definizione, a livello europeo, di malattie rare quali malattie che presentano una prevalenza uguale o inferiore a 5 casi ogni 10.000 persone. Ciò però non deve creare fraintendimenti sull'incidenza di questi casi: le stime del numero di persone che vivono con una malattia rara va da 27 a 36 milioni (elevato numero di persone affette ma con una bassa incidenza). Seppur tenendo conto delle difficoltà nel diagnosticare la patologia, visto che ad ora sono registrate oltre 7 000 malattie rare e che ogni settimana 2 nuove patologie vengono recensite dalla letteratura medica, questo range così ampio è sintomatico di come sia disomogenea la definizione di ciò che è una malattia rara. Certamente questo deve fornire un definitivo stimolo all'investimento sulla ricerca, alla necessità di mettere in rete saperi, informazioni, professionalità ed esperienze, ad assicurare finanziamenti duraturi sia per la ricerca che per la fornitura dei farmaci orfani, poco redditizi per le industrie farmaceutiche.

FARE RETE
"I malati sono troppo poco numerosi per essere rilevanti a livello locale o regionale e le malattie sono troppo numerose per essere insegnate agli operatori della sanità; le competenze sono rare. Per questo motivo vi è la necessità assoluta di mobilitare contemporaneamente tutti i soggetti interessati: soggetti politici, istituzionali, organizzazioni di pazienti, operatori della sanità, organizzazioni di malati, personale medico, ricercatori, industriali" al fine di garantire, tout court, il diritto di cura. Questo diritto viene garantito anche attraverso la creazione di una rete consolidata di saperi, che può voler significare garantire la creazione di centri di ricerca specializzati o, qualora non fosse possibile, di garantire la mobilità dei pazienti verso i centri più appropriati, localizzati anche all'estero.
In un quadro di diritti, diventa fondamentale, inoltre, finanziare programmi di abilitazione/riabilitazione, che educhino a vivere con la malattia e che questi rientrino nei Piani Nazionali in materia.

EMPOWERMENT
Un altro elemento importante che emerge da questa raccomandazione è la valorizzazione dell'empowement delle organizzazioni dei pazienti. Si richiama infatti all'importanza di consultare i pazienti ed i loro rappresentanti in tute le fasi di elaborazione delle politiche e del processo decisionale, anche per l'istituzione de la gestione di centri di competenza delle reti europee di riferimento nonché per l'elaborazione dei suddetti Piani Nazionali sostenendo le attività di tali organizzazioni, di rafforzarne capacità e formazione.

Ciò che, però, getta un'ombra sulle intenzioni di questa raccomandazione e che desta in noi associazioni gravissime preoccupazioni è la formulazione di un comma, il 5 bis nella parte I, in cui viene chiesto di incoraggiare gli sforzi che vengono intrapresi per prevenire le malattie rare ereditarie e che porteranno in ultima analisi all'eradicazione di dette malattie rare, anche attraverso, quando necessario, una selezione di embrioni sani precedente l'impianto, fatta salva la legislazione nazionale esistente e sempre su base volontaria.
Riprendendo anche le apprensioni espresse da Inclusion Europe, questo emendamento si presta a preoccupanti interpretazioni che potrebbero significare una maggiore discriminazione verso le persone con disabilità, in chiaro contrasto con la Convenzione ONU, che garantisce, inoltre il diritto alla vita esteso agli embrioni che presentano disabilità complesse, senza discriminazione alcuna.
Essendo una Raccomandazione, questo report non ha valore legale ma desta comunque forti preoccupazione. Non mancheremo di monitorare da vicino l'iter legislativo in materia.

28 maggio 2009