Fonte www.vita.it - Reddito di cittadinanza, flat tax, immigrazione... La disabilità è invece un po' scomparsa dall’orizzonte in queste intense settimane di dibattito in vista del DEF prima e della Legge di Bilancio poi. Lunedì Vincenzo Zoccano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri in quota 5 Stelle e Viceministro per la Famiglia e la Disabilità ha fatto tramite la sua pagina Facebook questa dichiarazione: «Nel DEF ho inserito la disabilità, non ce n’era assolutamente traccia. Questo vuol dire che anche in Finanziaria avremo una linea di indirizzo molto chiara per inserire tutti quegli elementi che daranno respiro alla nostra gente, alle persone con disabilità e alle loro famiglie che devono tornare a sperare in un’Italia migliore, in uno stato più amico».

Già Presidente del Forum Italiano sulla Disabilità e membro dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, Zoccano è senza dubbio una persona che sa di cosa si parla quando si parla di disabilità.

Sottosegretario, cosa significa concretamente «ho inserito la disabilità»? Quali misure e novità troveremo?
Non confondiamo DEF e legge di bilancio. Il DEF determina i principi che verranno poi declinati nelle varie politiche, tra cui la legge di bilancio. Nella parte iniziale del testo del DEF, di principio, non c’era traccia della disabilità. Non c’era perché nessuno aveva pensato di metterla: il senso del nostro ministero è proprio questo, pensare quello che gli altri non riescono a pensare perché non sono custodi della materia. Avere finalmente politiche coordinate e armonizzate è qualcosa che passa da questo ministero. Abbiamo puntualizzato quello che c’era da puntualizzare, non solo rispetto all’ambito sanitario e sociosanitario ma in tutti gli ambiti della vita. Questa è la linea su cui il Governo si muove. Per il dettaglio, aspetterei la pubblicazione del testo.

Recentemente la disabilità è stata sotto i riflettori della cronaca per il taglio al Fondo per il Dopo di Noi: è stato approvato all'unanimità un ordine del giorno con parere favorevole del Governo che prevede l’impegno a reintegrare le risorse per 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018 e 2019, «anche attraverso l’adozione di un apposito provvedimento d’urgenza nel corso del corrente anno finanziario». Quando e come ci sarà questo ripristino?
Se c’è l’impegno - e c’è - troveremo le risorse, che sono state tolte obtorto collo. Le recupereremo.

In realtà le risorse del Fondo, anche a 56 milioni, sono poche. Lei in passato ha criticato la legge sul dopo di noi: ora, da sottosegretario, pensa sia possibile aumentare questo fondo? O pensa che la legge 112/2016 sia da modificare?
La legge 112 non mi piace, non è mistero. È da riscrivere in molte sue parti, non mi chieda quali altrimenti parliamo solo di questo. Va riscritta con le associazioni e non per le associazioni: non deve essere calata dall’alto. Soprattutto – questo è un errore che purtroppo vediamo spesso – una legge non può basarsi su stime. La legge 112 è così, in alcuni punti sovrastima la platea e in altri la sottostima e di conseguenza sovrastima o sottostima le coperture. Noi stiamo avviando una politica tale da permettere l’aggregazione e l’incrocio di dati, così da identificare bene la platea e verificare bene i costi. Se una legge è inadeguata da punto di vista finanziario è chiaro che risulta inapplicabile, anche se fosse la legge più bella del mondo. Se lei invita gente a cena e non sa quante persone vengono, corre il rischio di non avere abbastanza cibo o al contrario di averne troppo. Dobbiamo costruire le leggi sui cittadini e non tarare i cittadini sulla legge. Con dati poveri si fanno politiche povere.

Il decreto attuativo della legge 112 prevede che le risorse del 2018 siano erogate alle regioni solo dopo rendicontazione delle risorse del 2016. Sappiamo che le Regioni che hanno effettivamente speso le risorse del 2016 sono pochissime. Il Governo bloccherà le risorse del 2018 fino a rendicontazione? C’è una interlocuzione con le Regioni?
È un tema noto, certo, nell’ambito della Conferenza Stato Regioni ma anche nell’interlocuzione con i territori. Mi chiedo però anche come fa una regione a spendere le risorse se queste non sono sufficienti ad attuare la norma. Giustamente preferisce non spenderli piuttosto che spenderli male.

Nella scorsa legislatura si è parlato molto di caregiver familiare: la legge non è arrivata ma in legge di stabilità era stato creato un fondo triennale da 20 milioni di euro l’anno. Quel fondo per il 2018 è ad oggi inutilizzato e rischia di non essere speso, perdendolo. Che cosa state facendo? Come vede una legge su questo tema?
Quel fondo è blindato in senso tecnico, sono soldi che non andranno in economia. Siamo riusciti a bloccarli per il loro corretto uso, effettivamente correvamo il rischio che andassero in economia: è urgente disegnare un testo di legge coerente per i caregiver familiari, ci sono già diversi testi depositati sia alla Camera che al Senato, le commissioni individueranno il testo più congruo, anche unificando, e poi il Governo farà la sua parte in sede emendativa. Credo di poter dire che nel 2019 avremo la legge sui caregiver familiari. Intanto sì, la notizia è che quei soldi siamo riusciti a bloccarli e concorreranno a formare una prima dote della legge, sapendo anche qui che questo è ciò che serve per uno startup, ma non basta.

Lei sa benissimo che l’Italia ha un dettagliato Programma di azione sulla disabilità, approvato nell’ottobre dello scorso anno, che dà indicazioni operative con linee di azione e azioni specifiche. Il Programma precedente non è stato per nulla realizzato, è rimasto un libro dei sogni. Per lei e per il suo lavoro, quel Programma che ruolo ha?
Innanzitutto noi abbiamo intenzione di convocare al più presto l’Osservatorio. Lo lasciamo com'era, c’è solo il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, Pietro Barbieri, che si è dimesso. Stiamo individuando il nuovo coordinatore, che è di nomina del ministero, anche in cordata con le associazioni: appena pronti convocheremo l'Osservatorio. Personalmente e come Governo abbiamo tutte le intenzioni di dare attuazione a quel Programma d’azione, sono azioni necessarie.

Che tipo di lavoro vuole mettere in atto con le associazioni che si occupano di disabilità?
Ho già chiesto a Fand e Fish* di farsi parte diligente per avere un approccio di interlocuzione più unitario possibile sulla disabilità. Perché a noi in Italia servono due federazioni? Secondo me ne basta una. Se sono due le ascolteremo, ma poi se le posizioni fossero una il contrario dell’altra c’è un problema. Il divide et impera non è nelle mie corde.
Un tema sempre caldo è quello dell’inclusione lavorativa: tante persone con disabilità non chiedono assistenzialismo ma solo un'opportunità di lavoro, rispetto a cui però spesso imprese e anche Pubblica Amministrazione “latitano”.
La Costituzione dice che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro, non vorrei mai che fosse “affondata”. Occorre dare dignità agli uomini e alle donne italiane, che devono avere la possibilità di essere inclusi in maniera paritetica nel lavoro: questo vale anche per persone con disabilità. Un problema sono i centri per l’impiego, che non funzionano e i cv che le persone mandano non trovano de facto soddisfazione per il collocamento: questo non è né collocamento mirato né obbligatorio, è semplicemente inutile. La prima cosa quindi è potenziare i centri per l’impiego dando loro la possibilità di un’operatività omogenea su tutto il territorio nazionale. Il lavoro è una priorità e lo dimostreremo chiaramente. Adotteremo le misure necessarie per potenziare i centri per l’impiego in chiave innovativa, dobbiamo fare uno sforzo prendendo decisioni coraggiose.

A questo proposito non è una perdita il fatto che la disabilità sia legata al ministero della famiglia e non più al ministero del lavoro e delle politiche sociali?
Chi ha criticato il Ministero per famiglia e la disabilità lo ha senza tener conto di due cose. La prima è io sono sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alla disabilità. Non sono un sottosegretario subordinato al ministero per la famiglia e la disabilità. La trasversalità necessaria è qui e abbiamo anche già avviato un tavolo interministeriale. La seconda critica: siamo senza portafoglio. Ma io preferisco avere la facoltà di far spendere bene il portafoglio degli altri. Questo in un certo senso è il ministero più ricco di tutti perché può far spendere bene il portafoglio di tutti gli altri. Niente ghetto quindi, assolutamente.

Il suo motto, qual è? Cioè il governo del cambiamento, sulla disabilità, come si declina?
Io ripeto sempre che «dove vive bene una persona con disabilità, vivono bene tutti». Le svolte necessarie sono tante ma fondamentalmente la sfida è quella di vedere le persone con disabilità come volano economico e non come malati e fardelli. Non siamo costo ma beneficio, non siamo malati ma siamo persone con disabilità, lo dice benissimo la Convenzione Onu che è legge dello Stato e - udite udite - non l’abbiamo applicata quasi per nulla, tant’è che ci siamo presi 80 sberle due anni fa dall’International Committee. Vedere prima la persona e poi la persona con disabilità, garantendo l’abilità residua di ciascuno di noi che è la dignità. Nel momento in cui viene meno quello, il rispetto della dignità, siamo tutti disabili. L’innovazione fondamentale del Ministero della disabilità sarà questa e il ministero ha tutte le carte in regola per poterlo dimostrare.

*Cui Anffas aderisce