grafico con icone di persone che ci si arrampicanoUna nota del Ministero per capire "cosa fare con le risorse che abbiamo"

Nel corso della decima Conferenza nazionale ISTAT "Statistica 2.0: vivere l'innovazione al servizio della società, tenutasi a Roma il 16 dicembre 2010, è stata presentata la "Nota sull'analisi della spesa sociale in Italia" , predisposta dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

La nota costituisce un contributo preliminare - realizzato sulla base delle risultanze di documenti di bilancio, di documenti statistici e di altri documenti ufficiali - ad un'analisi della composizione dell'impegno finanziario pubblico per alcune funzioni di spesa sociale relative al triennio 2007-2008-2009.

Nel rimandare alla lettura dell'intera nota per approfondire tutte le aree affrontate (invalidità civile, famiglia, lavoro, casa e povertà ed altri fattori di esclusione) ci soffermeremo qui in particolare sulla parte relativa all' invalidità civile .

Nella premessa del documento si legge che a causa della crisi finanziaria che ha colpito il nostro Paese, "le politiche pubbliche non possono più prescindere da considerazioni di compatibilità finanziaria sia con riguardo al loro impatto sul deficit annuale, sia ancor di più con riguardo alla loro sostenibilità nel lungo periodo" e che quindi "si è chiamati, oltre che a seguire politiche di rigore e parsimonia nell'introduzione di riforme, anche ad una spesso dolorosa ed impopolare opera di prosciugamento delle vaste sacche di spreco o di iniquità presenti nel complesso della spesa pubblica italiana" e ciò, ovviamente, vale a maggior ragione per la componente dei compiti pubblici "qualitativamente e quantitativamente decisiva, che è la spesa sociale". Quello italiano sarebbe quindi un "welfare operosissimo ed inefficace".
Vediamo perché (secondo il Ministero):

Nello specifico della tutela delle persone in condizione di invalidità civile o di non autosufficienza, anche temporanea la nota richiama l'attenzione circa il fatto che si tratta del "campo che più di ogni altro rivela il carattere multiforme e disomogeneo degli strumenti pubblici di sostegno" e fa risalire l'esigenza della razionalizzazione al "disordine che presiede al regime dei cumuli di prestazioni diverse" rilevando come il fatto che le prestazioni siano spesso cumulabili conduca al "paradosso che alcuni ricevano un supporto complessivo molto elevato e sproporzionato al fine di alleviare la condizione di non autosufficienza, altri restino del tutto esclusi e la maggior parte, infine, riesca in qualche modo a ricevere un supporto complessivo adeguato sommando diverse prestazioni, nessuna delle quali, di per sé presa, sarebbe sufficiente" e che di conseguenza il supporto complessivo non dipenda tanto dalla gravità della condizione individuale, ma da fattori causali di vario tipo (es. territorio di residenza, età, ect).

In ogni caso, la nota pone l'attenzione sul fatto che "lo sforzo complessivo per la tutela degli invalidi e dei noi autosufficienti supera i 45 miliardi di euro, cui si aggiungono le prestazioni locali spesso erogate in natura".
La spesa per l'invalidità civile viene suddivisa in 4 nuclei :
1) pensioni assistenziali di invalidità e assegni di accompagnamento: la spesa per questa voce, in crescita, è di 16 miliardi di euro nel 2009. La nota precisa qui che gran parte delle prestazioni sono erogate a persone anziane non autosufficienti, specie per quanto concerne l'indennità di accompagnamento (sono il 9,5% nel 2008 con un incremento del 58% rispetto al 2002);
2) pensioni di invalidità di carattere previdenziale e rendite dell'Inail: la spesa (esclusa però quella del settore pubblico) è pari a 16 miliardi circa, di cui 10 riferibili a pensioni a loro tempo riconosciute per ragioni di invalidità e successivamente trasformatesi in pensioni di vecchiaia;
3) misure di favore per coloro che si occupano direttamente di fornire assistenza alle persone con disabilità (legge 104 e congedo straordinario): la spesa è di circa 500 milioni cui bisogna aggiungerne altri 120 di copertura contributiva figurativa presso l'Inps;
4) Deduzioni e detrazioni di spese per assistenza alle persone con disabilità e detrazioni premi assicurativi pagati per rischio di invalidità, non autosufficienza o morte: "questa voce riveste un peso finanziario più ridotto delle precedenti, benché significativo, ma appare una di quelle suscettibili di sviluppo di notevole interesse in chiave di riordino";
5) Supplenza del servizio sanitario nazionale in materia di assistenza domiciliare, semiresidenziale e residenziale di anziani, persone con disabilità e malati terminali, assistenza ospedaliera riabilitativa: la spesa è di oltre 11,5 miliardi di euro nel 2009. §

Le conclusioni, a questo proposito, evidenziano l'esistenza di un problema che non è di carattere quantitativo e che non è quindi "attraverso uno stanziamento ulteriore che si può pervenire ad un innalzamento del sostegno, e tantomeno attraverso l'introduzione di una nuova prestazione o di un nuovo strumento".
La soluzione proposta è quindi quella di una "razionalizzazione" che si collochi "a monte del processo, attraverso valvole di regolazione che leghino davvero l'ammontare della prestazione o le possibilità di cumulo ai due fattori rilevanti, la gravità della condizione ed il reddito dell'interessato", potenziando ulteriormente i canali assistenziali ritenuti migliori, a partire dal ruolo rafforzato del servizio sanitario, e passando anche per un accresciuto ruolo del terzo settore in chiave sussidiaria e del welfare negoziale integrativo.

Non vogliamo qui entrare nell'analisi di quanto sopra descritto, ma ci preme riportare solo alcune nostre riflessioni che saltano in mente in maniera particolarmente eclatante nella lettura del documento:
- pur apprezzando lo sforzo di reperire e diffondere dati, nonché di eliminare sprechi ed inefficienze del sistema, riteniamo che partire dalla quantificazione della spesa, sottolineando la necessità di contenerla, ridurla, razionalizzarla, ovvero partire da quello che c'è per capire che cosa si può fare e garantire, non possa rispondere alla necessità, ormai impellente, di realizzare un sistema di welfare e di presa in carico adeguato, anche in un contesto di "crisi" come quello attuale. Infatti sarebbe forse un esercizio molto più utile quello di reperire dati concreti su quali siano le condizioni di vita e le necessità presenti sui nostri territori al fine di verificare ed approfondire in maniera seria quali risorse destinare e come destinarle;
- vogliamo qui ribadire la necessità, più volte espressa dal movimento delle persone con disabilità e di chi le rappresenta, nonché prevista dall'art. 24 della l. 328/00 (mai attuato) che si riveda interamente il sistema di accertamento dell'invalidità civile, stato di handicap e disabilità ancorato a tutt'oggi a paradigmi e modalità del tutto obsoleti. In assenza di tale profonda trasformazione dell'intero sistema qualunque intervento, anche realizzato in un'ottica migliorativa (e non quindi solo di contenimento della spesa come purtroppo note del genere, nonché taluni provvedimenti, fanno paventare), non può che creare ulteriori danni, discriminazioni ed iniquità a persone che si trovano già a fare i conti con situazioni al limite della povertà ed esclusione sociale;
- ci piacerebbe leggere un'analisi approfondita, nonché i dati relativi , oltre che in merito ad ogni argomento analizzato, soprattutto rispetto ad alcune affermazioni che leggiamo nella nota: una su tutte la presenza di persone che riceverebbero prestazioni e supporti molto elevati e sproporzionati o comunque adeguati . Infatti, non è chiaro quale sia la definizione e la soglia cui nella nota si fa riferimento per decretare l'adeguatezza, o ancor di più, l'elevatezza dei supporti forniti;
- ci teniamo a ribadire anche in questa occasione, prendendo spunto dai dati circa la presenza di una grossa percentuale di persone anziane non autosufficienti tra quelle beneficiarie dell'indennità di accompagnamento, la necessità di distinguere le persone con disabilità da quelle anziane divenute non autosufficienti a causa di condizioni legate all'età. Infatti le esigenze e condizioni di una persona con disabilità, specie se intellettiva e/o relazionale, sono del tutto differenti da quelle di una persona che è divenuta non autosufficiente a causa dell'età e che quindi ha avuto, nella maggior parte dei casi, la possibilità di costruire attorno a sé proprie reti familiari e di sostegno (anche di tipo economico), ha prodotto reddito e ha avuto possibilità di creare risparmi. Inoltre, è assolutamente impensabile uniformare le esigenze di persone con disabilità, di tutte l'età (quindi a partire dai primissimi mesi di vita, dell'adolescenza, etc) con quelle di persone anziane.
- Infine a proposito dell'accenno all'accrescimento del ruolo del terzo settore non comprendiamo bene come possa coniugarsi una tale affermazione con i tagli insensati che il Governo sta realizzando, proprio in questi giorni, (solo per fare qualche esempio: taglio del 5 mille e delle tariffe agevolate, cui si sommano ovviamente anche le ripercussioni dei tagli alla spesa sociale e sanitaria - con i Piani di rientro di molte Regioni-) ai sostegni destinati proprio alle organizzazioni che fino ad oggi hanno "supportato" (per non dire supplito) lo Stato in un'ottica sussidiaria in quelli che dovrebbero essere suoi precipui compiti.

21 dicembre 2010

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