Ci ritroviamo, purtroppo, ad essere testimoni in questi giorni di eventi davvero catastrofici. Lo tsunami dell'isola di Samoa ed il terremoto che ha colpito l'Indonesia hanno lasciato dietro di sé morte e devastazioni di proporzioni incalcolabili. Si susseguono terribili testimonianze di come questi eventi siano imprevedibili, impietosi e fulminei. I sopravvissuti lo sono grazie, purtroppo, alla" fortuna": quella di aver potuto ascoltare la radio, di aver potuto percorrere strade asfaltate, di avere cognizione di ciò che stesse succedendo. Tutti gli altri, " i più deboli - e i più sfortunati - sono stati trascinati nel gorgo: il tempo di un urlo, e sono finiti sott'acqua, il corpo chissà dove " (La Stampa, 1 ottobre 2009). Le immagini che vediamo sono agghiaccianti ma ancora più terribile è constatare, ancora una volta, che in nessuna di quelle immagini viene ripresa una persona con disabilità. Brutto parlare di numeri in queste circostanze ma c'è bisogno di ricordare che il 10% del totale delle vittime e dei feriti è rappresentato da persone con disabilità.
Stando alle prime notizie, i meccanismi di evacuazione non hanno funzionato. Come dichiara Daniela Brussani, proprietaria di un resort a Samoa, " il governo aveva promesso gli sms sul cellulare ed il suono delle campane ma non c'è stato nulla ". Oltre a non aver funzionato, gli allarmi potevano essere solo sonori e quindi non avrebbero potuto avere alcuna utilità per le persone sorde o per coloro che non li avrebbero riconosciuti come tali.
Pensiamo, allora, sia utile riproporre l'articolo pubblicato tempo fa, in occasione del devastante terremoto in Abruzzo, sugli obblighi derivanti dalla ratifica della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e dall'adesione ad altri documenti internazionali, circa la progettazione universale che si deve applicare nel momento di ideare, pianificare, implementare e monitorare qualsiasi operazione di soccorso in situazioni di emergenza, siano esse conseguenza di catastrofi naturali o di guerre. Lo stesso vale per la fase di ricostruzione delle aree colpite.
Lo riproponiamo perchè certi di un tempestivo intervento, coordinato a livello internazionale, anche della Protezione Civile Italiana e delle numerose ONG già presenti sul territorio o che si apprestano all'invio di soccorsi (anche in denaro).

Disabilità in situazioni di rischio
Quando si parla di guerre, gravi disastri naturali, povertà estrema, raramente si pensa alle persone con disabilità ed alla situazione di maggior rischio che corrono rispetto agli altri cittadini.
Giunge alla nostra redazione l'accorato appello di una mamma che ha a cuore la sorte dei bambini nati nei territori palestinesi che, soprattutto in questi giorni, subiscono gravi violazioni dei diritti umani a causa del conflitto in atto. La mancanza di corrente elettrica in quei territori significa, tra le altre cose, l'impossibilità, oltre che di soccorrere adeguatamente i feriti, di prestare le cure primarie a bambini che necessitano di incubatrici e respiratori per evitare l'aggravamento o l'insorgere di complicazioni che possono portare ad una disabilità grave.
Si pensi, poi, alla disabilità permanente causata, ad esempio, dalle mine antiuomo, da pratiche di tortura fisica e psicologica, dalle critiche condizioni igieniche e scarsità di acqua e cibo, dalla povertà che segue ad un conflitto. Lo stesso vale in situazioni di disastri naturali come ad esempio è stato lo tsunami avvenuto qualche anno fa nell'Oceano Indiano. ll salvataggio delle persone con disabilità non è certamente stato tra le priorità di organizzazioni umanitarie o di eserciti governativi, e ciò è dovuto, in parte, all'incapacità di prevedere ed affrontare la questione. Purtroppo, però, tali situazioni sono spessissimo causa di disabilità ed inoltre le persone con disabilità sono, insieme ai bambini, destinate ad essere sempre tra le prime vittime.
La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, all'articolo 11 "situazioni di rischio ed emergenze umanitarie", ci offre uno strumento normativo per il riconoscimento alla protezione secondo la legislazione in materia di sicurezza: "Gli Stati Parti adottano, in conformità agli obblighi derivanti dal diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario e le norme internazionali sui diritti umani, tutte le misure necessarie per garantire la protezione e la sicurezza delle persone con disabilità in situazioni di rischio, incluse le situazioni di conflitto armato, le emergenze umanitarie e le catastrofi naturali ". In materia di protezione civile, ci viene in soccorso l'art. 19 della Risoluzione del Parlamento Europeo del 4 settembre 2007 sulle catastrofi naturali dove si "sottolinea la necessità di attribuire un'attenzione particolare, in casi di catastrofi naturali, ai bisogni specifici dei disabili in tutte le azioni intraprese utilizzando i meccanismi della protezione civile ".
Questo significa che nel quadro di un conflitto armato, gli aiuti umanitari devono, oltre che ad essere garantiti, rivolgersi anche alle persone con disabilità a seconda delle loro esigenze e capacità e che l'esercito occupante dovrebbe essere ritenuto responsabile della cura delle persone con disabilità. Significa che in situazioni di catastrofi naturali, le operazioni di salvataggio e strumenti di prevenzione (ad esempio allarmi e vie di fuga) devono essere progettate per tutti, anche per le persone con disabilità, basandosi sui principi di "Universal Design" (secondo cui prodotti, ambienti e programmi devono poter essere utilizzati da tutti senza apportare alcuna modifica, adattamento o esecuzione di un disegno ad hoc). Significa che in situazioni di emergenza umanitaria (epidemie, scarsità di cibo e acqua, costruzione di ospedali da campo ecc), gli aiuti devono essere accessibili proprio a tutti, indipendentemente dalla condizione di salute o dalla lontananza dai centri abitati. Significa, inoltre, che in situazioni di povertà estrema (condizione di emergenza umanitaria prorogata nel tempo), gli aiuti strutturali, anche economici, devono includere i bisogni di tutti perché la disabilità causa povertà e certamente la povertà causa disabilità.
Si tratta, in buona sostanza, di pari opportunità. Opportunità di sopravvivenza.
Dell'argomento si parla progressivamente sempre di più, tanto che nel 2007 un gruppo costituito da rappresentanti della Protezione Civile, delle istituzioni italiane ed estere, di organizzazioni di persone con disabilità e non governative, ha licenziato quella che è stata chiamata la "Carta di Verona" , un importante documento che sposta l'attenzione sul rispetto dei diritti umani e sui principi di non discriminazione e pari opportunità. Il documento tiene conto di tutte le operazioni, dalla progettazione all'implementazione passando per il pieno ed attivo coinvolgimento delle persone con disabilità nelle attività di pianificazione e ricerca di soluzione per la riduzione del rischio e l'intervento in caso di emergenza e include, cosa molto importante, la formazione degli operatori coinvolti in situazione di gestione del rischio e salvataggio.

1 ottobre 2009