uomo_donnaStrada in salita tra consultori inaccessibili, privacy violata e pregiudizi sulla vita di relazione e la maternità

Tratto da www.corriere.it - Barriere architettoniche nei consultori, lettini ginecologici irraggiungibili, medici che a volte scoraggiano il loro desiderio di maternità. Spesso, poi, le donne con disabilità sono considerate "diverse" dalle altre, come se l'amore per un partner o per un bambino possa misurarsi in base alla mobilità degli arti o alle diottrie mancanti.

È di qualche settimana fa la decisione di un tribunale dei minori di negare l'adozione di una bambina a una signora non vedente della provincia di Salerno, dopo anni di attese, cavilli burocratici, corsi di formazione svolti insieme al marito per risultare idonei.

PRIVACY NEGATA A SCUOLA - «Essere donna con disabilità significa affrontare ogni giorno un doppio disagio – afferma Antonio Guidi, neurologo e collaboratore del sindaco di Roma per le politiche della disabilità, che il mese scorso ha organizzato nella capitale un convegno sulla "disabilità al femminile" - Sono discriminate due volte, a partire dai banchi di scuola, dove ancora non si tiene conto della loro privacy: a chi non è autosufficiente può capitare di essere accompagnata in bagno da un assistente maschio». «Esistono pregiudizi anche rispetto alla sfera affettiva e sessuale e non sempre viene riconosciuto il loro diritto ad avere relazioni, a sposarsi, ad avere figli», aggiunge Francesca Arcatu del Coordinamento "Gruppo donne" della Uildm, l'Unione italiana lotta alla distrofia muscolare (http://www.uildm.org/gruppodonne/ ).

CONSULTORI NON ATTREZZATI - Sono pochissimi in tutta Italia i consultori attrezzati con lettini regolabili e sollevatore per spostare la donna dalla sedia. «Salire su un lettino per la visita ginecologica o per fare un'ecografia è un'impresa spesso impossibile – spiega Arcatu - Non è facile nemmeno fare la mammografia, così si rischia di rinunciare alla prevenzione». « Nella capitale c'è solo un consultorio familiare attrezzato per donne con disabilità, ma non vogliamo essere solo i "notai" di ciò che non va – sottolinea Guidi - A volte basterebbero piccoli accorgimenti, per esempio incubatrici più basse per consentire a una mamma in carrozzina, che partorisce prima dei nove mesi, di poter accarezzare il proprio piccolo. I direttori delle Asl dovrebbero prevedere all'interno della propria azienda sanitaria almeno un consultorio familiare, una sala parto e un punto nascita accessibili».

PERSONALE "SENZA BARRIERE" – Secondo il neurologo: «Occorre anche personale "senza barriere": serve una formazione specifica per medici e infermieri, anche dal punto di vista psicologico». Per una donna con disabilità può essere «un freno al proprio desiderio di maternità la paura di non essere in grado di mettere al mondo un figlio sano – fa notare Arcatu - Anche i medici spesso le scoraggiano, a volte senza motivi. Gli stessi ginecologi, poi, non sempre sono preparati sulle misure contraccettive più adatte per ciascuna donna: non tutte le disabilità sono uguali».

15 giugno 2011