aspettareIntervista a Pietro Barbieri*

Le famiglie con una persona con disabilità in casa, dal 1 gennaio 2013 vedranno automaticamente aumentare il loro reddito. Ma solo sulla carta e per contribuire a pagare i servizi. Perché nel nuovo Isee-Indicatore della situazione economica equivalente, a cui sta lavorando il sottosegretario Maria Cecilia Guerra insieme ai suoi tecnici, per definire il reddito verranno contate anche tutte le provvidenze economiche (pensioni, assegni, indennità) concesse agli invalidi civili, ciechi civili, sordi, gli assegni di cura e i voucher per le prestazioni sociali (quali, ad esempio, i contributi per la "vita indipendente"). Come pure l'assegno di maternità, la pensione sociale e ogni altro contributo pubblico.

Godere di un voucher per pagare l'assistenza varrà tanto quanto avere un pacchetto di azioni in Borsa. È questo il "peccato originale" del decreto in arrivo, previsto dalla Legge Salva-Italia: «l'errore è questo, equiparare al patrimonio immobiliare le provvidenze economiche riconosciute alle persone con disabilità. Questo però lo fa la norma, non c'è possibilità di retromarcia, quindi urge che il Parlamento faccia una riflessione molto seria su ciò a cui ha dato l'avallo», dice Pietro V. Barbieri, presidente della Fish (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap cui Anffas Onlus aderisce). Per correggere il tiro c'è solo una strada: «le compensazioni, le franchigie e le detrazioni, devono essere alzate».

La bozza del ministero

Nella bozza che il ministero aveva presentato a Fish e Fand lo scorso 20 giugno e che Roberto Speziale (presidente di Anffas) e Tommaso Daniele (presidente UIC) già hanno commentato con Vita.it, era prevista una franchigia di 3.500 euro per ogni persona con disabilità media presente nel nucleo, che sale a 5.000 euro nelk caso di disabilità grave o non autosufficienza. Più la detraibilità di spese sanitarie per persone con disabilità, spese per l'acquisto di cani guida e spese mediche e di assistenza specifica per le persone con disabilità fino ad un massimo di 6.000 euro e altri 5.000 per le spese per collaboratori domestici e addetti all'assistenza personale, ma solo per le persone non autosufficienti.

«Troppo poco, secondo le nostre simulazioni», racconta Barbieri. «Detrazioni e franchigie nella gran parte dei casi non compensano il conteggio nel reddito delle provvidenze monetarie legate alla disabilità né l'eliminazione del parametro aggiuntivo di 0,50 previsto fino ad oggi nel caso di presenza nel nucleo di una persona con invalidità superiore al 66%. Secondo le simulazioni Fish, a parità di reddito Irpef e di situazione patrimoniale, l'indicatore della situazione reddituale per una famiglia con un disabile potrà essere anche di 9mila euro in più rispetto ad oggi».

Correttivi in vista

«Una buona notizia c'è», precisa però Barbieri: «siamo in trattative con il Governo, che si è reso conto che sul punto specifico della disabilità erano un po' scoperti. Non voglio vendere la pelle dell'orso prima di averlo ucciso, quindi non posso essere più preciso, ma da quel che ci hanno detto arriveranno correttivi abbastanza consistenti. Siamo in attesa di novità».

Per approfondire

Leggi l'intervista al presidente nazionale Anffas Onlus

6 luglio 2012