Roma, 31 Ottobre

Lettera aperta al pres. Roberto Colaninno da parte del presidente della Fish, Pietro V. Barbieri.

Egregio Presidente,
a seguito della riunione del 22 ottobre tra i rappresentanti della CAI ed i delegati delle sigle sindacali del trasporto aereo, la Fish e le associazioni nazionali e locali ad essa aderenti hanno atteso una decisa smentita, ed un maggiore chiarimento da parte della Compagnia riguardo ai criteri di riassunzione del personale proposti nel corso del citato incontro.
Parametri, quelli fissati, che hanno creato diffuso sdegno in tutto il Paese. La denuncia dei rappresentanti sindacali risultava invero di particolare gravità: la proposta della Cai appariva indirizzata infatti alla non riassunzione dei lavoratori con disabilità, dei genitori di figli con disabilità, e dei lavoratori con familiari con disabilità. Categorie di dipendenti per la quale la legge 104/92 stabilisce delle disposizioni ben precise. E' difficile elaborare un computo delle disposizioni nazionali ed internazionali che questa proposta viene a disattendere. A partire dai principi fissati dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che una volta ratificata dall'Italia diverrà legge dello stato. Dalla legge 68/99 sul diritto al lavoro delle persone con disabilità, alla Direttiva 2000/78 del Consiglio Europeo (sulla parità di trattamento in materia di occupazione), sino alla Strategia di Lisbona. Mi fermo qui, anche se l'elenco potrebbe proseguire a lungo. Non è però la palese violazione delle normative l'aspetto più irricevibile di questi criteri, che è bene ribadirlo, sono fortemente iscriminatori. Ma è quello che ormai può essere a ben ragione definito come "lo stigma della 104", che interessa le persone con disabilità ed i loro familiari. E' l'idea stessa - generalmente diffusa nel mondo imprenditoriale - di una supposta improduttività delle persone con disabilità, basata su un modello medico della disabilità ormai superato, e che colpisce le persone con disabilità soprattutto nel momento in cui si vengono ad approcciare con il mondo del lavoro. Non solo nell'accesso, ma anche nell'opportunità di avanzamenti di carriera.
Uno stereotipo, quello dell'improduttività, difficile da sradicare, ed a cui anche la CAI sembra dare credito. E' vero invece il contrario. Almeno quando "la persona giusta è inserita nel posto giusto". Una persona con disabilità, con esperienze di discriminazione, attraverso il mondo del lavoro avrà invece - ad esempio - l'opportunità di acquisire autostima e competenza, con positive ripercussioni anche sul rendimento nel posto di lavoro. Ma questo è solo un aspetto, su una questione riguardo la quale siamo disponibili ad un confronto per entrare maggiormente nel merito.
La rottura delle trattative tra CAI e sigle sindacali di questi giorni non sembra un buon segnale, anche riguardo alla disponibilità dell'azienda a ritirare senza ambiguità una proposta per le assunzioni del personale della Compagnia così marcatamente discriminatoria. L'invito he Le estendo quindi, a nome di tutte le associazioni aderenti alla Federazione, è quello di fugare qualsiasi dubbio sulla reale intenzione dell'organismo da Lei presieduto di mantenere invariati criteri così inaccettabili. Una decisione di rigidità in questo senso per il movimento per i diritti delle persone con disabilità italiano non passerebbe certamente inosservata.

In attesa di un riscontro, le inoltro i miei più cordiali saluti.

Pietro Vittorio Barbieri
Presidente Fish Onlus