Fonte www.disabili.com - A parlare ancora di inclusione potremmo quasi sembrare noiosi, ma se proviamo a riempire questa parola di significato, scopriremmo che altro non è che la possibilità di azioni quotidiane, molto reali e concrete. Inclusione è, in definitiva, far parte e poter fare, a mio avviso. Far parte (della collettività) e poter fare (autonomamente) è quello che ci avvicina, io credo, alla realizzazione del nostro pieno diritto di cittadini. E cittadini sono anche i bambini, che in quanto tali dovrebbero solo avere la preoccupazione di giocare, e giocare insieme, se lo vogliono. Niente di più naturale che condividere uno spazio sicuro e libero per divertirsi. Non serve altro ai bambini.

Ma può bastare una carrozzina a mettersi di mezzo, e addio giochi. Prova tu a salire sull'altalena o sul sentiero pendente se sei carrozzato!

A meno che non ci troviamo in un parco giochi per tutti. Parco giochi per tutti significa parco giochi inclusivo. Cosa sono, quindi, i parco giochi inclusivi? Sono aree attrezzate con singole giostre o interi spazi dove anche i bambini con disabilità -fisiche o sensoriali - o con problemi di movimento possano giocare in sicurezza, insieme a tutti gli altri. Non si tratta solo di giochi per bambini con disabilità, quindi, ma giochi per tutti. In definitiva, spazi privi di barriere architettoniche o sensoriali per muoversi liberamente utilizzando strutture adatte alla fruizione da parte di piccoli che possono avere bisogno di ausili o avere difficoltà, siano sensoriali o di movimento.

Ci sono ad esempio le altalene sulle quali si può salire con la propria carrozzina, ma anche tunnel giganti per giocare a nascondino, giostrine girevoli o castelli con rampe per accedervi senza difficoltà, come pure percorsi sonori. Inutile dire che anche l'area dovrebbe rispettare la piena accessibilità, così da essere raggiungibile da chiunque, senza impedimenti e barriere di sorta.

C'è gran bisogno di questi spazi, che attualmente in Italia sono pochi, ma inizia a diffondersi l'informazione in merito, grazie in particolare all'azione di due mamme che non si arrendono. Loro sono Claudia Protti e Raffaella Bedetti, mamme di Samuele, Cristian e Mattia. Si sono conosciute a una iniziativa promossa da Famiglie SMA (la malattia della quale soffre Cristian, sette anni), vivono in Romagna, e sono diventate amiche così come lo sono diventati i loro bambini, che oltre ad iniziare ad andare in biblioteca insieme, seguire insieme spettacoli di burattini e laboratori, volevano giocare insieme al parco. Sull'altalena. Sullo scivolo. Sulla sabbia.

Il fatto che Cristian sia su una carrozzina a causa della atrofia muscolare spinale però non lo permette, e anzi mette in evidenza il problema barriere architettoniche nei parco giochi, problema col quale Raffaella combatte da sempre. Che fare dunque? Claudia e Raffaella decidono di rivolgersi alle istituzioni per sensibilizzare "dall'alto" sulla mancanza di spazi di gioco e strutture dove tutti i bambini – anche quelli con disabilità e in carrozzina – possano divertirsi insieme. Prima un incontro col sindaco di Santarcangelo e poi uno col Commissario del paese iniziano a smuovere le acque. Di lì a poco scadrà il mandato del sindaco, rendendo necessario ricominciare tutto da capo, ma Claudia e Raffaella non si scoraggiano.

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18 novembre 2014