Fonte - www.vita.it - Sembra ieri quando Produzioni dal Basso, apriva le porte del crowdfunding in Italia. Era il 2005, il suo più famoso corrispettivo americano, Kickstarter, ancora non era nato e di sharing economy ancora non parlava nessuno, Produzioni dal Basso era il primo sito web ad offrire l’opportunità di cofinanziamento .

Da allora le cose sono cambiate parecchio, a tracciare un bilancio di questi primi 10 anni di “finanziamenti dal basso” in Italia, una ricerca realizzata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, coordinata dalla professoressa Ivana Pais, tra i principali esperti in materia. Un’indagine, realizzata con il contributo di TIM, a cui hanno risposto 51 piattaforme (il 62% del totale), delle quali 40 sono attive (il 57% delle attive mappate) e 11 sono in fase di lancio (l’85% delle piattaforme in fase di lancio mappate).

E se la crescita del crowdfunding in Italia, per i primi 9 anni, è stata più lenta che in altri Paesi, l’accelerazione è arrivata negli ultimi due anni. Se nel maggio 2014 si contavano 41 piattaforme attive, oggi queste sono 69 (al 21 ottobre 2015), un aumento ad oggi del 68%, 13 sono invece quelle in fase di lancio, per un totale di 82 piattaforme di crowdfunding. Quattro i modelli: i sistemi basati su Ricompense (il modello più diffuso pari al 45%), quelli basati sulle donazioni (il 19%), le piattaforme Equity che danno la possibilità di diventare azionisti dell’iniziativa finanziata (19%) e le piattaforme che si fondano sul debito, quindi sottoposte alla maturazione di interessi (4%).

Secondo il rapporto, le piattaforme italiane danno lavoro a 249 persone, con una media di 5,7 lavoratori per piattaforma, il 50% si avvale di personale dipendente, mentre quelle che si avvalgono di collaboratori stabili variano tra il 64% e il 66%. E se il crowdfunding italiano sembra essere “esploso” negli ultimi due anni e la crescita sembra destinata a continuare (per ben 11 è atteso il
lancio nei prossimi mesi), decretando la vivacità del settore, il tasso di mortalità rimane comunque altissimo. Nello 
specifico, fra le start up rilevate a maggio 2014, 4 piattaforme (2 
delle quali attive dal 2013 e 2 allora in fase di lancio) risultano 3 attualmente inattive e mentre l’interesse nei confronti di questo modello è aumentato in modo inequivocabile negli ultimi anni, l’aumento dei progetti apparsi sulle piattaforme e candidati quindi ad un finanziamento (aumentato del 67% dal 2014) , non è però sinonimo di successo. Il tasso di successo è pari mediamente al 30% (nel 2014 era del 37%); nello specifico, il valore più alto si registra tra le piattaforme basate sulle ricompense (49%), seguono quelle basate sul debito (43%), le equity (33%), le piattaforme basate sulle donazioni (12%) e quelle ibride ricompense + donazioni (10%).

Positivi però i dati relativi ai finanziamenti. Il valore complessivo dei progetti finanziati attraverso le piattaforme intervistate è pari a quasi 56,8 milioni di euro, con un aumento dell’85% rispetto ai 30,6 milioni di euro rilevati a maggio 2014.

Tra le criticità rilevate dagli addetti ai lavori, l’ eccesso di vincoli e regolamentazioni e, per il modello basato sull’equity, la presenza di norme troppo rigide. «Attendiamo l'aggiornamento del regolamento sull’equity crowdfundig. Ci aspettiamo un innalzamento delle operazioni sotto soglia MiFid. » Hanno dichiarato alcuni degli professionisti del settore intervistati. «Confidiamo nella diffusione anche in Italia di tale nuovo strumento complementare ai finanziamenti bancari».

12 Gennaio 2016