Fonte comunicato stampa Anffas Torino - La Regione Piemonte ha compiuto un importantissimo passo in avanti nelle politiche di inserimento lavorativo delle persone con disabilità: venerdì 3 agosto è stata approvata dalla Giunta regionale la delibera sull'accordo quadro per la stipula di convenzioni ai sensi dell'articolo 14 del Decreto legislativo 10 settembre 2003 n. 276; mercoledì 12 settembre, la firma pubblica dell'accordo e la presentazione ufficiale del provvedimento, che rappresenta un grande successo per le Associazioni che si occupano della tutela dei diritti delle persone con disabilità, tra cui Anffas e FISH* che hanno giocato un ruolo di rappresentanza fondamentale.

“Siamo molto soddisfatti - commenta Giancarlo D’Errico, presidente di Anffas Piemonte Onlus e presidente FISH Piemonte - e ringraziamo la Regione Piemonte, e in particolare l’Assessore Pentenero, per la sensibilità dimostrata nei confronti delle persone con disabilità grave e delle Associazioni che ne rappresentano gli interessi. Insieme siamo riusciti a sbloccare una situazione ferma dal 2003, e lo abbiamo fatto in una maniera molto avanzata, per certi versi rivoluzionaria”.

Ma cosa prevede l’articolo 14 del Decreto Legislativo n. 276/2003? Rientra nel contesto della Legge 68/99, che ha lo scopo di promuovere l'inserimento e l'integrazione delle persone con disabilità nel mondo del lavoro, obbligando gli enti pubblici e le aziende private che raggiungono la soglia dei 15 dipendenti ad assumere persone iscritte alle liste di “collocamento mirato” in impieghi compatibili con le loro condizioni di salute e capacità lavorative, in modo da realizzare un inserimento proficuo tale da soddisfare le esigenze del soggetto e, nel contempo, quelle produttive del datore di lavoro. 
Le aziende con 35/50 dipendenti devono assumere due lavoratori con disabilità, poi un altro ogni 15 lavoratori: l’80% di essi deve essere assunto direttamente dall’azienda, l’altro 20% può essere assolto tramite l’esternalizzazione di una commessa a una cooperativa sociale che copre la “quota” di lavoratori con disabilità assumendo ad hoc la risorsa appartenente alle categorie protette. Ecco l’articolo 14, che per l’appunto regola l'inserimento lavorativo tramite le cooperative sociali - cui le aziende conferiscono commesse di lavoro - di lavoratori con disabilità grave, che presentino particolari difficoltà di inserimento nel ciclo lavorativo ordinario (la certificazione 104).  
La legge demanda alle Regioni la regolamentazione delle convenzioni ai sensi dell'articolo 14 del Decreto legislativo 10 settembre 2003 n. 276: dopo 15 anni di stallo, finalmente la situazione del Piemonte è stata sbloccata, anche grazie all’impegno di FISH, Anffas e delle Associazioni che si occupano della tutela dei diritti delle persone con disabilità. 

“Ce l’abbiamo fatta - interviene Giancarlo D’Errico - e abbiamo contribuito alla definizione di un accordo molto avanzato, che garantisce la continuità di lavoro alle persone con disabilità ma anche la continuità per le imprese, un impianto molto equilibrato che soddisfa tutte le parti in causa.
Punto primo, parliamo di “persone con disabilità che presentino particolari difficoltà di inserimento lavorativo e, in particolare persone con disabilità intellettive, sensoriali, psichiche e fisiche gravi”: la maggior parte dei lavoratori che hanno la “certificazione 104”, ovvero quelli più gravi, sono persone con disabilità intellettive, che sono più difficili da collocare e, di conseguenza, meno aiutati dalle politiche di inserimento lavorativo. Nelle premesse - cito ancora l’accordo quadro - ci si impegna a “considerare il progetto individualizzato come strumento per l’accesso a quanto disposto dalla Legge 112/2016 alle azioni per il “durante noi” indirizzate all’acquisizione di maggiori autonomie personali delle quali il lavoro è presupposto indispensabile”. Tradotto, per essere attivato secondo l’articolo 14, un progetto lavorativo deve essere inserito nel progetto di vita individuale della persona con disabilità, regolato secondo la Legge 328/2000 che determina i supporti (tra cui il lavoro) che devono essere assegnati al soggetto per garantirgli una qualità della vita dignitosa. Non solo, il progetto lavorativo coerente con il progetto di vita deve considerare anche le istanze della Legge 112/2016 sul “dopo di noi”, che sostiene la persona con disabilità grave quando non ha più una rete parentale, ma partendo da subito - dal “durante noi” - nel costruire un percorso di vita autonoma e indipendente. Insomma, per la prima volta in Italia, le Leggi 276 e 68 vengono “incastrate” all’interno della 112”.

Le Associazioni che tutelano i diritti delle persone con disabilità, tra cui Anffas e FISH, faranno parte di una sottocommissione che validerà la coerenza dei progetti di inserimento lavorativo con i criteri dell’accordo quadro precedentemente esposti per conto dei Centri dell’impiego e della Commissione regionale di concertazione, che a loro volta dovranno validare i progetti presentati da imprese e cooperative.

“Ma le novità non finiscono qui - continua Giancarlo D’Errico - perché ora si parla di ore di lavoro, mentre prima si parlava di singole persone. Mi spiego: se una convenzione comprende 40 ore di lavoro settimanali, non è detto che possa coprirle una sola persona, per esempio i malati oncologici non riescono ad andare oltre alle due ore di lavoro continuative. Quelle 40 ore possono essere coperte da due o tre lavoratori con disabilità con turni part time: da un lato, questa novità permette di inserire nel mondo del lavoro più soggetti in difficoltà, ma dall’altro è evidente anche l’utilità per le imprese. Inoltre, diversamente da prima, le cooperative possono stringere più di una convenzione per volta, attivando delle economie di scala convenienti: se per esempio ho 10 posti in un data center, posso attivare 10 commesse, risparmiando nella formazione della forza lavoro. Ora ci sono le condizioni per creare situazioni sostenibili a lungo termine e non solo risposte contingenti alle emergenze, a vantaggio dei lavoratori con disabilità ma anche delle imprese che li assumono direttamente o tramite cooperativa”.

“Insomma - conclude Giancarlo D’Errico - siamo fiduciosi di aver fatto un buon lavoro riguardo a una materia molto difficile e complessa. In sede di trattativa, abbiamo registrato l’iniziale diffidenza della Commissione regionale di concertazione e la comprensione immediata da parte dell’Assessorato; siamo lieti che la diffidenza sia venuta meno con il confronto, mentre il supporto dell’Assessorato è stato sempre decisivo. Adesso aspettiamo i riscontri pratici sulla bontà di questo accordo quadro”.

*Cui Anffas aderisce