Lo scorso 12 aprile, il Giudice Unico del Tribunale di Marsala ha depositato la sentenza n. 366/2019, dando ragione ad una mamma, associata Anffas (Associazione Nazionale Famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale) che aveva citato in giudizio il Comune di Pantelleria, per non aver dato seguito in favore di sua figlia, minore con disabilità gravissima, a tutti gli interventi previsti dal progetto individuale che era stato realizzato d’intesa tra il Comune e l’Asp di Trapani.

 

Quali gli elementi della novità della sentenza?

 

Si riconosce che il progetto individuale, una volta definito e condiviso con la famiglia, costituisce, indipendentemente dalla forma, un contratto tra le parti, che genera l’obbligo per la parte pubblica di adempierlo diligentemente e quindi di erogare le prestazioni in esso pianificate con il corrispondente diritto della persona con disabilità di chiederne anche coattivamente l’attuazione. E nel caso di specie, risulta dalla sentenza che il Comune, a differenza dell’Asp, aveva tentato di sottrarsi da tale adempimento.

 

Ma vi è un altro elemento importante nella sentenza!

 

Si riconosce anche che nel caso in cui la Pubblica Amministrazione non adempie in tutto o in parte al progetto individuale, si raffigurano gli elementi costitutivi dell’illecito della Pubblica Amministrazione e quindi la stessa deve anche essere condannata al risarcimento di tutti i danni patiti durante la mancata erogazione, sia patrimoniali (spese vive per aver acquistato servizi sostitutivi di quelli che dovevano essere erogate dal Comune) sia non patrimoniali (ristoro del danno alla vita di relazione e allo sviluppo pisco-fisico della persona con disabilità).

 

Si legge, infatti, nel citato provvedimento che il Comune è tenuto a riparare i pregiudizi di natura patrimoniale subiti dalla mamma, che si è vista costretta ad acquistare le prestazioni presso operatori privati, che invece non avrebbe reperito se il servizio (di educativa domiciliare) dovuto dal Comune, fosse stato concretamente erogato. Ma soprattutto il Comune viene anche condannato a riparare il danno subito dalla minore con disabilità per non aver potuto, in assenza degli interventi partecipare e vivere i contesti sociali di riferimento, vedendosi leso quindi il suo diritto alla salute, allo sviluppo della propria persona, che costituiscono il nucleo indefettibile dei diritti umani, così come riconosciuto dalla Costituzione e dalla Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità.  

 

Ancora una volta si registra un positivo intervento della Magistratura, che trae origine da una convinta e competente azione di una mamma, che Anffas segue da anni”, commenta Roberto Speziale, Presidente Nazionale di Anffas Onlus.

 

Il risultato che oggi portiamo a casa come Anffas e come complessivo movimento delle persone con disabilità – continua Roberto Speziale - è che i progetti individuali devono servire concretamente alle persone con disabilità e quindi devono essere redatti in base alle loro specifiche esigenze, preferenze ed aspettative e soprattutto devono essere concretamente attuato, facendo in modo che si determinino significativi miglioramenti nella qualità di vita delle persone; in caso contrario, sarebbero lesi i diritti fondamentali della persona rendendosi responsabili della loro cattiva qualità di vita. Guai pertanto a chi tradisca tutto ciò! Dobbiamo partire dall’esempio di questa mamma e richiedere la predisposizione del progetto individuale redatto ai sensi e per gli effetti dell'articolo 14 della Legge 328 del 2000 che come conferma questa sentenza rappresenta un formidabile strumento per migliorare la qualità della persona con disabilità e della famiglia e rende pienamente esibigili i diritti”.